Carola Rackete, capitano della Sea Watch 3 - nave di proprietà di una ong tedesca che batte bandiera olandese - ha deciso di forzare il blocco imposto dal ministro Matteo Salvini e di entrare nelle acque italiane.
Alle due meno dieci di ieri pomeriggio ha acceso i motori e ha tirato dritto nonostante l’alt della guardia costiera finché non ha raggiunto il porto di Lampedusa. Lì, la nave battente bandiera olandese di proprietà della ong tedesca Sea Watch, s’è fermata. Per ragioni di traffico navale non ha potuto attraccare. Ha dovuto attendere la partenza del traghetto per Porto Empedocle, alle 20.30. Sul molo, ad attenderla, uno schieramento di polizia e carabinieri. Rackete è consapevole di tutti i rischi e ha detto che si assumerà tutte le responsabilità. Anche penali: «Perderò la Sea Watch ma devo salvare i migranti». Oltre alla confisca della nave e a 50mila euro di multa, arriveranno anche una denuncia a comandante ed equipaggio per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. Il ministro dell’Interno Matteo Salvini ha detto di essersi stufato: «Mi sono rotto le palle. Lo sappia quella sbruffoncella. Mi domando come possa il governo tedesco permettere a una di dire “sono nata bianca, ricca e tedesca” e me ne frego delle leggi italiane. la Sea Watch 3 ha commesso due reati: il primo entrando in acque italiane andando contro il provvedimento firmato da me e dai miei colleghi Trenta e Toninelli; il secondo con il rifiuto a fermarsi all’alt». Il ministro degli Esteri, Enzo Moavero Milanesi, ha dato istruzioni all’ambasciatore all’Aja di fare un passo formale presso il governo olandese. «Germania e Olanda risponderanno di tutto questo» dice Salvini d’accordo con Di Maio. «Chi sbaglia, paga. La Ong Sea Watch se ne frega delle leggi, è una nave fuorilegge che mette a rischio la vita degli immigrati per uno schifoso squallido giochino politico». La Farnesina ha chiesto al governo olandese «di assumersi le proprie responsabilità rispetto alla Sea Watch come Paese di bandiera». Salvini ha anche minacciato di non identificare i migranti per far sì che possano girare liberi per l’Europa. Il sito di repubblica segnala che anche due barche, cariche di migranti, stanno per entrare nelle acque italiane dirette su Lampedusa. Salvini ha dato ordine di fermarle.
Zingaretti ha chiesto un incontro al premier Conte, Mediterranea Saving Humans ha lanciato un appello di «dormire tutti sul sagrato delle chiese d'Italia» come a Lampedusa fa il parroco don Carmelo La Magra, Giorgia Meloni vuole che la Sea Watch - una volta arrestati capitano ed equipaggio - sia affondata.
«Ha un piano segreto, il ministro Matteo Salvini. Contro l'Europa matrigna «che se ne frega» del problema migratorio e che «si sveglia solo quando c'è da battere cassa», si prepara a una escalation. È pronto alla guerra totale, minando sia il Trattato di Dublino, sia quello di Schengen. Già, perché questo significa la minaccia di non inserire più nella banca dati le impronte digitali dei migranti sbarcati in Italia oppure la costruzione di una barriera di filo spinato alla maniera ungherese verso la Slovenia.
Con il trucco di non immettere più i dati nel sistema di Dublino, «si scardinerebbe il sistema stesso», sintetizzano le fonti del ministero dell'Interno. Ovviamente la polizia italiana continuerebbe a registrare chiunque sbarca, foto e impronte digitali comprese. Soltanto che il «fotosegnalamento» non sarebbe più condiviso e l'effetto sarebbe dirompente soprattutto per Francia e Germania, che sono le mete più desiderate tra chi approda in Europa» . Così, La Stampa.
«A Lampedusa, mentre il Capitano lanciava i suoi siluri contro la Sea Watch, sono sbarcati silenziosamente in questi giorni almeno duecento migranti, come ha confermato il sindaco Martello» , sempre La Stampa.
Sea Watch
La nave Sea Watch 3 è lunga 55 metri ed è costata nel 2018 oltre un milione e mezzo di euro. Questa cifra si ottiene sommando i lavori in cantiere dell’anno prima e l’acquisto di due gommoni di soccorso. Poi ci sono le spese per gli equipaggi, oltre al personale a Berlino e Amburgo: 304.069,65 euro. E spese legali per 31 mila euro. Nel 2018 la nave, a parte le paghe degli equipaggi, è costata altri 784.210,41 euro, il 55,9% dei costi totali. Una cifra ampiamente coperta dalle donazioni, che lo scorso anno sono arrivate, fino al 31 ottobre, a 1.797.388,49 euro. Ogni volta che viene sequestrata cambia comandante, l’unico a venire indagato per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. La mossa evita l’aggravante della reiterazione del reato.
Dettaglio delle spese della Sea Watch: viaggi e voli probabilmente degli equipaggi e degli attivisti: 61.980,36 euro. Assicurazione, ormeggi e tasse portuali: quasi 100mila euro. Viveri per equipaggio e migranti: 36.456,76 euro. Telecomunicazioni, comprese quelle satellitari: 22.661,23 euro. Carburante diesel: 80mila euro (non è molto, ma l’anno scorso Sea Watch è stata sequestrata per quattro mesi dai maltesi). Manutenzioni e riparazioni: oltre 77mila euro. “Fornitori di servizi esterni” non meglio precisati: 102.172,57 euro. Mantenimento del certificato di classe di navigazione e diritti di garanzia: 192 mila euro. Team italiano (lobbisti che tengono i contatti con i politici nostrani): 62.815,17. Gran parte delle voci di bilancio del 2018 sono provvisorie ovvero calcolate fino al terzo trimestre. La ong dispone anche di due aerei, che decollano da Lampedusa e fanno opera di ricognizione nel Mediterraneo. Uno di questi si chiama Moonbird ed è stato acquistato con un contributo di 100 mila euro messo insieme da una ventina di chiese luterane tedesche. Risulta che un’operazione intestata a questo Moonbird è costata 262.435,00 euro. I due aerei La voce più alta, 162.360,00 euro, riguarda il carburante e le tasse aeroportuali. Non si sa quanto siano pagati i piloti. I costi del progetto dal 2018 al 2020 sono coperti dalla federazione evangelica tedesca.