Informativa
Questo sito o gli strumenti terzi da questo utilizzati si avvalgono di cookie necessari al funzionamento ed utili alle finalità illustrate nella cookie policy.
Se vuoi saperne di più negare il consenso a tutti o ad alcuni cookie, consulta la cookie policy.
Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie. I cookie ci aiutano a fornire i nostri servizi.
Utilizzando tali servizi, accetti l'utilizzo dei cookie. Cookie Policy   -   Chiudi
28/06/2019 06:00:00

Sicilia, fuga dei giovani. Solo uno su dieci resta a studiare qui

La Sicilia è la Regione Italiana all’ultimo posto per numero di laureati d’Italia. I laureati nell’Isola sono appena il 13,2 per cento della popolazione residente. Il confronto con altre regioni in Campania il dato è del 14,6, nel Lazio 24,4, in Emilia 21,3.

Sono questi i dati dell’ultimo rapporto Istat ed inevitabilmente in Sicilia gli occupati qualificati sono solo il 30 per cento del totale degli occupati contro, per esempio, il 39,6 della Lombardia.

Secondo l’Istituto di Statistica, dal 2008 al 2017 la Sicilia ha ceduto 13mila laureati under 35 ai Paesi esteri, per un saldo che fa dell’Isola la seconda Regione con più “risorse qualificate” — come le definisce l’istituto di statistica — che sono andati oltre frontiera per non tornare.

A precedere la Sicilia è solo la Lombardia, che però può consolarsi con un grande flusso di laureati in ingresso dalle altre regioni, quasi 100 mila. Sono 52mila i laureati siciliani che sono partiti per il resto dello Stivale.

Un fenomeno che nelle settimane scorse ha portato anche alla protesta delle “valigie di cartone”, la mobilitazione lanciata da don Antonio GarauNon può passare silente un dramma quotidiano — ha detto il sacerdote alla manifestazione di inizio mese— si svuotano i paesi, tante famiglie si sgretolano per l’emigrazione dettata dal lavoro»

Per l’Istat l’85 per cento della perdita di capitale umano dei giovani italiani è a favore dei Paesi europei, in particolare Regno Unito, Germania, Svizzera e Francia. Tra i Paesi extra-europei quelli dove vanno i giovani siciliani laureati sono gli Stati Uniti e l’Australia.

E sui pochi laureati in Sicilia, nonostante l’Isola abbia quattro università dice la sua il rettore dell’università di Palermo Fabrizio Micari: «Questo non c’entra — sostiene Micari — anzi, se ci fossero meno opportunità, saremmo al di sotto del 10 per cento. Noi, per esempio, dall’anno accademico che sta per aprirsi porteremo tre facoltà ad Agrigento — Economia, Architettura e Scienze dell’educazione
perché pensiamo sia importante dare una possibilità a chi vive in provincia e ha ancora più difficoltà ».

Per l’ex candidato era candidato alla presidenza della Regione con il PD, bisogna investire su infrastrutture e lavoro: “Andare all’università non significa solo spendere per i libri e per le tasse, significa dover vivere senza lavorare per almeno tre anni. Le famiglie siciliane non possono permetterselo».

Molti studenti universitari siciliani, infatti,  iniziano e poi abbandonano gli studi. «Il tasso di abbandono nei primi due anni è di circa il 16 per cento — Francesco Basile, rettore dell'Università Catania — ed è su questo che noi stiamo provando a lavorare».

Stanno cercando di lanciare con l’inizio del nuovo anno accademico un servizio di tutoraggio, 20 in tutti, uno per ogni corso di laurea, con l’obiettivo di aiutare gli studenti in difficoltà a non mollare e a proseguire gli studi.