di Rossana Titone - Un caffelatte, si sorseggia con i pensieri immersi in un mare che porta odio. Le parole hanno un senso, sempre, se pronunciate freddezza e veemenza feriscono.
Da quel caffellatte, una macchia in mezzo al blu del cielo e a quello del Mediterraneo, il mondo appare strano, diverso, non conciliante con quello che c’è attorno. Nemmeno tondo.
Ognuno lo disegna nel suo album. Il mondo è di chi è coraggioso, di chi tende la mano, se la fa stringere per attraversare insieme anche solo un piccolo tratto. Per sempre o per un po', l’importante è esserci.
Occhi, cuori, mani… una speranza, quella di poter sbarcare nella normalità di una vita troppo segnata.
Dietro ogni persona c’è una storia, una sensibilità, c’è la voce narrante di chi vorrebbe provare a dipingere un continuo diverso, fatto di una carezza, di un sorriso spontaneo.
Il mare. Lo sanno bene i siciliani cosa significhi il mare… ce lo sentiamo scorrere nelle vene, ce lo sentiamo dentro, croce e delizia. Per molti una ricchezza, per altri una condanna, come se la vita avesse già deciso chi ne potrà godere e chi, invece, è destinato a morirci dentro.
Sogni e speranze, anime che viaggiano e che portano con sé il dolore di una vita soffocata, strozzata, negata. Cosa è allora che ci rende così insensibili davanti alla sofferenza? Quale politica può consentire che alla crudeltà se ne aggiunga altra?
Non sono interrogativi, sono spunti di una riflessione perenne e forte. Inabissati nelle convinzioni che uno sia migliore di un altro, che uno vale uno. La matematica non avrà fatto i conti con l’umanità. Siamo tutti marinai del mare della vita, un naufrago va salvato.
E questa cronistoria del pensiero infame di ammorbare l’aria con “Siete tutti complici” non è più uno slogan. Complici di chi o cosa?
Della vita, dell’umanità, della sensibilità di aiutare chi è in difficoltà? Complici di un sorriso? Complici di non voler sapere quale bandiera sventoli su una nave ma di capire le condizioni di salute di chi c’è sopra?
Allora siamo tutti complici, orgogliosamente complici. Nessuno può rimanere in rada ad aspettare che la vita passi o che il mare ci inghiotta. Magari qualcuno non lo sa, ogni anno dal nord Africa milioni di cicogne arrivano in Europa. Sono belle. Grandi, immense, e stanno lì a ricordarci che la vita è sempre un viaggio.