di Marco Marino
“Raccontami una storia” è un’espressione che segna la vita di tutti. Chissà quante volte l’abbiamo pronunciata e ascoltata. Avvertita spesso come un capriccio, il desiderio di prolungare il giorno ancora per un po’ prima di andare a dormire, in realtà è quella formula magica che esprime la necessità fisiologica, insita in ognuno di noi, di raccontare e di sentire raccontare storie. Se ci pensiamo un attimo, da quando i primi suoni inarticolati si sono trasformati in linguaggio, ogni giorno, dalla notte dei tempi, non abbiamo fatto altro che raccontare la nostra e la vita degli altri.
E sarà per questo motivo che “I leoni di Sicilia” di Stefania Auci - la saga letteraria che racconta la genesi, l’ascesa e la caduta della famiglia Florio - è diventato il libro che abbiamo tutti in mano, che leggiamo, consigliamo, finora l’unico in grado di tenere testa ad Andrea Camilleri e di contendergli il podio. Perché era una storia che tutti noi avremmo da sempre voluto ascoltare, ma non ci era mai stata raccontata da nessuno che avesse un trasporto e una passione pari a quelli sprigionati dalla Auci.
E oggi abbiamo la fortuna di parlarne direttamente con lei.
Il suo romanzo sta riscontrando un enorme successo. Se lo aspettava?
In verità, no. Devo essere sincera, lo speravo. Ma come tutte le cose che si desiderano soltanto. Ho sempre cercato di restare molto serena, molto realistica. Vedere ora tutto questo entusiasmo, tutta questa passione dei miei lettori, mi emoziona e mi lascia stupita.
Sarà la potenza della suggestione suscitata ancora oggi dal nome e dall’epopea dei Florio?
Bisogna dire che esiste un immaginario collettivo che ruota attorno alla famiglia dei Florio, e in particolare riguarda l’ultima generazione. Un immaginario legato a quell’idea di bellezza, di nobilità, di ricchezza, di sfarzo, di lusso che appartiene al periodo della Belle Époque. In questo primo volume, però, ho voluto raccontare innanzitutto come tutto è nato: come i Florio sono diventati i Florio.
C’è stata un’indagine incredibile dietro.
Il mio metodo, questa mia passione, per il romanzo storico lo porto con me da tempo. Il principio è un po’ quello che si usa per le tesi di laurea: prima leggo una monografia principale, poi via via vado a cercare tutti i testi che vengono citati, li confronto. Consulto gli archivi, le biblioteche. Per i Florio l’impegno naturalmente è stato doppio perché dal punto di vista commerciale ed economico c’è davvero tantissimo materiale.
Ma lei ha lavorato soprattutto sulla dimensione familiare.
Sì, che in queste prime due generazioni dei Florio che ho raccontato è frutto prevalentemente di un lavoro di intuizione. Perché i documenti che ho trovato non parlano dei Florio in quanto uomini e donne, dei caratteri, di come sono stati. Però dagli accordi prematrimoniali, ad esempio, si può intuire qualcosa sul tipo di legami che c’erano fra di loro. Quindi è stato tutto un lavoro di costruzione e ricostruzione.
Lavoro da cui escono estremamente vivide soprattutto le donne della famiglia.
Solitamente l’unica figura di spicco che viene ricordata è Franca Florio, la musa di Giovanni Boldini, di Gabriele D’Annunzio. Relegate ai margini, invece, sono sempre Giuseppina, la madre di Vincenzo Florio, e anche la stessa Giulia. Sempre lasciate in secondo piano. Nel romanzo, allora, ho cercato di restituire loro quello spessore umano, prima ancora che storico, che a mio avviso posseggono. Ricordiamoci sempre che un uomo come Vincenzo doveva avere accanto delle donne capaci di sopportarlo e di supportarlo nella sua impresa titanica. E non sarà stata cosa da poco, sicuramente.
Accanto ai personaggi femminili, un’altra protagonista della sua storia è Palermo.
Palermo, certo, è lo scenario principale in cui i Florio vivono, dove svolgono le loro attività. Però sono particolarmente legata ai passaggi che parlano della mia provincia d’origine, la provincia di Trapani. Infatti ho scritto di Favignana, oltre che di Marsala: i loro presidi commerciali. Posso dire che Favignana sarà la protagonista del secondo volume, che già sto scrivendo.
La storia stavolta parlerà di Ignazio Florio?
Di Ignazio Florio e di Ignazio Florio jr, due generazioni per ciascun volume.