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04/07/2019 06:00:00

Palasporto

 Magari il Sindaco di Marsala, Alberto Di Girolamo, nel suo intervento ha anche detto quanto è costato questo palazzetto dello sport ri-ri-ri sistemato e dunque ri-ri-ri aperto.

Peccato che non si sentiva nulla, e nessuno glielo ha fatto notare, impegnata com'era la presentatrice a controllare la messa in piega più che la qualità dell'audio.  Si capiva solo ogni tanto “Palasporto”, “sporto”, e ancora “Palazzetto dello sporto”. E io chissà perché, pensavo alle pizze, quelle a portar via.

Sono qui, alla riapertura del Palazzetto dello Sport di Marsala, chiuso da una quantità indegna di anni. Ho un gran mal di testa e un gran caldo. Ma ci volevo essere, cacchio se ci volevo essere.
Forse per entrare davvero nel clima per la festa, e fare passare questo mal di testa e questa uggia che ho addosso, che si attacca alla pelle come l’afa che c’è in questa gradinata, forse dovrei per un attimo dimenticare cos’è Marsala, la quinta città della Sicilia, la capitale del vino, città di grande tradizione culturale. 


Bisognerebbe dimenticare cos’è Marsala, e pensarla invece come una Roccacanuccia elevato al quadrato, un paesino, di quasi centomila abitanti, ma pur sempre un paesino.
Allora tutto questo, l’afa, le società che sfilano, l’inno nazionale, O sole mio, il microfono che non si sente, gli applausi, gli interventi delle autorità, il ciuffo del bravo presentatore, fate sentire la vostra voce!, l’inno all’Europa, ancora l’afa, potrebbe anche avere un senso, anzi un senso ce l’ha. Se no, non saremmo qui stasera in migliaia a riappropriarci del Palasport chiuso per troppo tempo.

Ma no, non siamo neanche qui per questo. Siamo qui per lavoro (pochi) o perché abbiamo un figlio / cugino / amico tra le cento società sul parquet (tanti) o forse ancora per vedere la star unica e sola, l'ambasciatore di Marsala nel mondo, Ignazio Boschetto (tantissimi).

Loro ci provano a fare una cosa decente. Il problema è che tutto procede, come sempre, in maniera pacchiana, e con l'incedere di una puntata di "La sai l'ultima?". Il Sindaco Di Girolamo mio omonimo nel suo intervento che non si è capito, ad un certo punto, in un raro momento di contatto felice dell’amplificazione, ha fatto l’elenco delle cose “riparate” da questa Amministrazione. La prima cosa è stata la piscina comunale, oggi c’è il Palasport.
Ma cosa c’è da festeggiare per un Palasport chiuso per un'infiltrazione e riaperto dopo 15 anni? Non sappiamo neanche quanto sia costato questo metti mano continuo, né il Sindaco o l’assessore allo sport Baiata lo sanno.
La sensazione è che con i soldi di queste riparazioni si sarebbero potuti fare altri tre palazzetti.

Un giorno lo intitoleranno a Pietro Pizzo, questo nostro palazzetto, e infatti è vivo e lotta insieme a noi. Ai tempi dell'inaugurazione venne Claudio Martelli, se la memoria non mi inganna, oggi ci accontentiamo di Sturiano che gioca a calcetto. Il palazzetto è opera sua, di Pietro Pizzo, come la gloriosa squadra di basket che arrivò fino in A2, e la domenica pomeriggio, mi ricordo, con il mio compagno di scuola Sergio tagliavamo da Via Roma, verso lo stazzone, per vedere il basket – ci regalavano i biglietti – era una festa.
Poi forse biglietti ne regalarono un po’ troppi, perché la squadra fallì. A Pietro Pizzo restarono la gloria e i debiti.  E da lì comincio la vita a singhiozzo di questa struttura, che ha ospitato diversi concerti, nonostante l’acustica pessima. Ho visto Pino Daniele, in questo palazzetto, e Claudio Baglioni. E poi anche Battiato, i Litifba, unicamente perché la radio dove lavoro mi “capitava” ogni tanto un biglietto, se chiedevo. E quel concerto lo ricordo perché sono andato in bagno, durante El Diablo, e aprendo la porta ho trovato una coppia che faceva sesso. Per me fu un (piacevole) trauma, un grande imbarazzo, e un’avventura da raccontare a scuola.

E insomma, è questo il Palazzetto che si riapre, e c’è poco da festeggiare, per quello che è costato, perché ciò che è normalità da noi diventa grande evento, e perché questo Sindaco riapre, aggiusta e riapre, ma allora non era meglio eleggere Sindaco un impiantista?
Lo dico perché a Marsala non si costruisce più nulla. Si ripara, soltanto. Si mettono le pezze. L’ultimo Sindaco a costruire una scuola è stato Renzo Carini, ed è quella di Via Sirtori. Poco prima ci aveva provato Annamaria Angileri, da consigliere provinciale, con l’idea di un campus in un angolo della tenuta del podere Badia, dell’Agrario. La presero a male parole. Oggi avremmo una scuola in più e meno problemi.
Invece abbiamo un palasport vecchio che passiamo per nuovo, e a Settembre ancora non sappiamo dove andranno a studiare i 4000 ragazzi delle superiori della provincia di Trapani, perché provincia e Comuni fanno un vergognoso gioco delle tre carte.

Nel frattempo il mal di testa mi sale sempre di più. L’amplificazione è messa con le spalle alla gradinata (è come in teatro dare le spalle al pubblico), quindi tutto rimbomba, non si capisce nulla. Non si capisce Boschetto e il suo clone, non si capisce su che ritmo ballano le ragazzine della palestra, i cui parenti sono un terzo del pubblico, a giudicare dai gridolini. Non si capisce poi cosa sia questa cosa finale, la partita di calcio “amici di Boschetto” contro “resto del mondo”. Gioca il giornalista – bravo presentatore – presidente di consulta – videoperatore – intervistatore seriale di sindaco e vice. E io mi chiedo se ci sia un confine tra pubblico e privato nell’esercizio di questa professione, cosa sia giornalismo, cosa mancia, cosa cortesia, cosa ufficio stampa. Si fanno questa partitella, tra di loro, beati, come il mio gruppetto del giovedì. Almeno loro sembrano divertirsi, mentre noi sui gradoni schiattiamo dal caldo.  

 

Ma sono pensieri di pochi attimi, poi penso a quelli di Roccacannuccia. Una festa così ce l’avrebbero invidiata. E allora tutto risplende. W il Palasporto!

Giacomo Di Girolamo