La paventata chiusura del reparto di Ortopedia all’ospedale di Marsala è solo la punta di una serie di criticità che mettono a nudo il malato: la sanità.
La carenza di personale, medico e paramedico, impedisce di fatto la normale e serena attività sia nei vari reparti che al Pronto Soccorso.
Mancano gli anestesisti, al momento solo undici in dotazione e per tutto il nosocomio.
Il Paolo Borsellino di Marsala è un Dea di primo livello, i reparti sono allo stremo: da Pediatria a Medicina passando per la Chirurgia e per Ortopedia la situazione non è rosea.
La chiusura del reparto di Ortopedia ha rilanciato la questione della sanità marsalese, in forza ci sono tre medici, due dei quali possono operare ma che di fatto sono impossibilitati per carenza di personale di sala operatoria. A Castelvetrano, invece, gli ortopedici presenti in ospedale sono cinque per svolgere solo attività ambulatoriale, nessuno dei cinque opera.
E seguendo quest’ ottica è stato fatto l’ordine di servizio dall’ASP 9 di Trapani ai medici ortopedici di Marsala, che venivano trasferiti a Castelvetrano.
Sollevata la questione poi su vari livelli lo stesso ordine di servizio, già protocollato, è stato ritirato.
Una marcia indietro che potrebbe portare ad un nulla di fatto se poi il reparto non avrà la sua autonomia ed efficienza.
Situazioni allo stremo, che sviliscono la professione e che non rendono un servizio immediato ed efficace all’utenza.
Manca il filtro, cioè la medicina del territorio, che eviti al paziente di arrivare in ospedale per una visita oculistica, per una febbre o una pressione alta.
Il Pronto Soccorso vive le maggiori criticità, i medici sono pochissimi, le ore di attesa tante ma in assenza di medici i miracoli non si possono fare.
La questione è politica, ognuno sul proprio territorio si intesta delle battaglie per non far chiudere o accorpare dei reparti, non essendoci le risorse è difficile poi che gli stessi possano essere funzionanti.
Tanti piccoli satelliti, in verità bisognerebbe invertire la rotta e creare delle macro aeree con gli ospedali di riferimento, specie se uno dista meno di 30 km dall’altro.
Ci dicono ad esempio che in tutta la provincia di Trapani all’anno ci sono non più di 2000 nascite, un numero esiguo che però vede i reparti presenti in tutti gli ospedali. Guai a chiudere un punto nascita.
La grave mancanza di medici è il problema, l’età media dei camici bianchi in corsia è di circa 55 anni, non ci sono quarantenni, con tutto quello che comporta per la professione e per l’operatività di strutture pubbliche.
L’ASP di Agrigento è stata coraggiosa, ha deciso di sopperire alla mancanza di medici al Pronto Soccorso con un bando rivolto a giovani medici con e senza specializzazione purchè avessero almeno 3 anni di esperienza nel campo della guardia medica. Nell’immediato l’ASP agrigentina ha dato una risposta concreta al territorio.
Perché questa carenza di medici? Il problema è collegato all’accesso alle specializzazioni, tutte a numero chiuso, con un budget del Miur molto risicato e con borse di studio non sufficienti a garantire un numero alto di studenti. In Italia si stimano circa 10 mila medici che non riescono ad accedere alle scuole di specializzazione, camici bianchi vaganti, a questo si aggiunga la precarietà dei contratti di lavoro.
Inoltre il budget previsto per le strutture private convenzionate, che selezionano il personale non per concorso pubblico, e dove l’utenza viene gestita meglio e celermente, varierà a partire dal 2020: Ruggero Razza, assessore alla Salute, ha previsto un aumento.
Tra lunghe liste di attesa e l’intasamento dei Pronto Soccorso c’è una sanità pubblica che non gode di buona salute, da una Rete Ospedaliera all’altra senza risolvere le criticità ma acuendo quelle già esistenti.
Gli ospedali senza i medici e i reparti funzionanti sono strutture equiparabili a gironi danteschi.