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14/07/2019 00:30:00

La Cgil lancia l'allarme sul lavoro nero in provincia di Trapani: "Giovani sfruttati"

 Lavorano circa dieci ore al giorno, sette giorni su sette, per uno stipendio giornaliero che oscilla tra le venti e le venticinque euro. Esplode, in provincia di Trapani, il lavoro nero e grigio.

Sono le lavoratrici e i lavoratori della ristorazione, delle strutture ricettive, ma anche dei settori dell’agricoltura e dell’edilizia.

A denunciare ritmi di lavoro insostenibili, sfruttamento contrattuale ed economico, lavoro nero e grigio è la Cgil di Trapani a tutela dei lavoratori che, con maggiore frequenza, si rivolgono al sindacato per chiedere il rispetto dei propri diritti dinnanzi a lavoratori senza scrupoli.

“Nel territorio trapanese - dice il segretario generale della Cgil di Trapani Filippo Cutrona – l’occupazione non cresce, un giovane su due non trova lavoro e la disoccupazione giovanile è salita, secondo i dati Istat, al 45,2 per cento. Le donne, di età compresa tra i 15 e i 74 anni, senza lavoro sono il 24,3 per cento, mentre le disoccupate tra i 18 e i 29 anni di età sono il 47,9 per cento. Una situazione drammatica che non fa altro che alimentare un’offerta che punta, in parte, a proporre forme di lavoro irregolare”.

L’identikit dei lavoratori sfruttati, che secondo la Cgil in provincia di Trapani sono diverse migliaia, è quello dei giovani under 30, spesso ancora studenti che terminata la scuola si affacciano per la prima volta nel mondo del lavoro e trovano impiego nei bar, nei pub, nei ristoranti e nelle strutture ricettive.

“Si tratta – dice il segretario Cutrona – di lavoratori invisibili, privi di contratto, che tra i tavoli, dietro a un bancone o all’interno di un bed and breakfast svolgono attività senza tutele e senza diritti. Coloro che, invece, un contratto lo hanno firmato – prosegue – subiscono frequentemente la violazione delle norme”.

E' durante la stagione estiva, che secondo l’analisi della Cgil, il lavoro nero e sommerso nel settore del commercio e del turismo subisce un’impennata, favorita dalle fasce orarie di lavoro che si estendono fino a notte fonda e dai controlli pressoché inesistenti.

Situazione analoga anche in agricoltura: nonostante la legge 199 che contrasta lo sfruttamento e il lavoro nero nei campi, sono migliaia le lavoratrici e i lavoratori, anche stranieri, sfruttati nelle serre e nelle campagne della provincia di Trapani, soprattutto durante le campagne di raccolta.

A subire la violazione dei diritti contrattuali sono anche i lavoratori edili: se la crisi del settore ha ridotti gli appalti e, dunque, le attività a riemergere i sono modelli di lavoro senza regole che puntano al risparmio e che non garantiscono adeguati salari e i livelli di sicurezza previsti dalla legge.

“Il lavoro nero o privo del rispetto dei diritti sanciti da un regolare contratto – dice Filippo Cutrona – sta assumendo un carattere allarmante, dando linfa alla criminalità organizzata. Nei vari settori il denominatore comune è quello dello sfruttamento alimentato anche dall’assenza dei controlli. E’ necessario che le Istituzioni assumano un impegno continuo e costante nell’attività di controllo per reprimere e far emergere l’illegalità nei luoghi di lavoro. La scusa che l’assenza di personale all’interno degli uffici competenti impedisce i controlli non è più sostenibile perché è necessario affermare la legalità”.