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24/07/2019 06:00:00

I Nicastri e il sottosegretario della Lega: "Arata promise 30.000 euro a Siri"

Anche Vito Nicastri, il "re" dell'eolico ritenuto vicino ai clan, e suo figlio Manlio accusano l'ex sottosegretario della Lega Armando Siri. 

Si conferma, secondo la Procura, la tesi della tangente incassata dall'uomo di fiducia di Salvini. Le dichiarazioni dei Nicastri fanno il paio con l'intercettazione del socio occulto dei Nicastri, Francesco Paolo Arata, il consulente della Lega per l'energia, intercettato dalla Dia di Trapani mentre diceva a suo figlio e al figlio di Nicastri: "Gli do 30.000 euro perché sia chiaro tra di noi. Io ad Armando Siri ve lo dico...". "L'emendamento passa". E ancora: "Siri ci lavora un secondo per guadagnare trentamila euro". Poi, però, il provvedimento non passò, ma questoè un altro paio di maniche. 

 "So che Siri e Arata avevano buoni rapporti", dichiara Nicastri junior.  "C'ero pure io quella sera. Siri non è stato pagato, ma Arata mi disse di avergli promesso 30 mila euro se l'emendamento fosse passato".

Queste le parole di Vito Nicastri, in un verbale dell'8 Luglio:  "All'epoca stavo in carcere, era mio figlio che parlava con Arata. E mio figlio mi ha detto che Arata avrebbe fatto un regalo a Siri se l'emendamento fosse passato. Un regalo che ritengo fosse quantificabile in 30 mila euro. Arata non disdegnava di pagare. Come anche io". Il "re" dell'eolico aggiunge: "Arata mi chiese di creare provviste in contanti". I

I Nicastri giovedì saranno sentiti dalla gip Emanuela Attura, così come ha chiesto la procura, in incidente probatorio.

Il filone romano dell'indagine ruota attorno ai rapporti tra Arata e Siri, dimessosi per questa vicenda, ma nei giorni scorsi presente al tavolo dell'incontro organizzato da Salvini con le parti sociali, in qualità di esperto economico del Carroccio. In particolare l'inchiesta riguarda la presunta «promessa e/o dazione» di 30 mila euro in favore dell'allora sottosegretario «per la sua attività di sollecitazione dell'approvazione di norme» che avrebbe favorito lo stesso imprenditore nell'ambito del cosiddetto minieolico.

I magistrati di piazzale Clodio definiscono come uno «stabile accordo» quello tra i due indagati, in cui Siri è «costantemente impegnato - scrivono nel decreto di perquisizione del 18 aprile scorso - attraverso la sua azione diretta nella qualità di alto rappresentante del governo ed ascoltato membro della maggioranza parlamentare, nel promuovere provvedimenti regolamentari o legislativi che contengano norme ad hoc tese a favorire gli interessi economici dell'Arata, ampliando a suo favore gli incentivi per l'energia elettrica da fonte rinnovabile a cui non ha diritto».

MATTARELLA. Paolo e Federico Arata tentarono di avvicinare, senza riuscirci, il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, tramite l'ambasciatore americano, al fine di fare ottenere ad Armando Siri un incarico governativo. È quanto emerge dall'informativa della Dia.

«Nella serata del 17 maggio 2018, Federico Arata chiama il padre Paolo dicendogli senza mezzi termini - si legge nell'informativa - che Armando Siri lo aveva chiamato poco prima chiedendogli di contattare l'ambasciatore americano in Italia (verosimilmente Lewis Michael Eisenberg) affinché costui intervenisse sul presidente Mattarella per sponsorizzarlo per un incarico governativo, poi aggiungeva che aveva provato a chiedere a cardinale Raymond Leo Burke di avvicinare il suddetto ambasciatore, senza ottenere l'effetto sperato, atteso che il cardinale gli aveva riferito di non avere rapporti con quel diplomatico». Nell'intercettazione Federico afferma: «papà, Armando che mi ha chiamato poco fa... mi ha detto se potevo fargli arrivare qualche sponsorizzazione dall'ambasciatore americano che a quanto pare... boh... si sente con il presidente Mattarella e allora papà... omissis... il cardinale non lo conosce questo ambasciatore e l'ambasciatrice quell'altra sta in America quindi mi ha... l'ho chiamato ma mi ha detto che è... era difficile che poteva... anzi è difficile non... potrei avere anzi un effetto contrario e comunque non... lo conosce e quindi...».

I due Arata non riuscendo ad avere un collegamento «con l'ambasciatore tramite il cardinale, concordavano di provare ad agevolare Siri cercando di raggiungere l'ambasciatore tramite Steve Bannon (ex consulente del presidente Trump ). Federico Arata afferma: «poi ho scritto... poi... visto che tutto il giorno come al solito che mi sento un quell'altro... ha detto... poi dopo gli ho scritto... a quest'altro qua e lui è amico dell'ambasciatore». Il padre quindi chiede: «Cioè Bannon dici... stai parlando giusto?...Sì sì...usalo perché Armando è un amico».