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26/07/2019 07:43:00

Orgoglio siciliano: un peschereccio di Sciacca salva 50 persone in mare aperto

 “Non li avremmo mai lasciati alla deriva, torneremo a casa dalle nostre famiglie dopo che avremo conosciuto la loro sorte”: il comandante Carlo Giarratano del motopeschereccio di Sciacca “Accursio Giarratano” è rimasto per ore bloccato in mare aperto dopo che l’equipaggio ha soccorso una cinquantina di persone a bordo di un gommone, a circa cinquanta miglia da Malta, ha le idee chiare.

 “Noi soccorriamo con tutto il cuore i migranti in difficoltà, e lo facciamo anche come omaggio alla memoria di mio figlio morto” continua.

Non è la prima volta che a questa imbarcazione, al comando c’è Carlo, l’altro figlio di Gaspare, capita di incontrare sulla propria rotta barconi o piccole imbarcazioni piene di disperati. Succede spesso, anche perché l'”Accursio Giarratano” è un natante autorizzato alla pesca mediterranea, che può solcare le acque internazionali. “E tutte le volte noi facciamo il nostro dovere, sbracciandoci e aiutando uomini, donne e bambini, perché è giusto così”, ha detto l’armatore. “Mio figlio Accursio – ha spiegato – è morto nel 2002, dopo una lotta lunga due anni contro un male incurabile che lo aveva colpito. Se n’è andato che aveva appena 15 anni, e la nostra barca oggi porta il suo nome. Come potremmo voltarci dall’altra parte – ha aggiunto – di fronte alle richieste di aiuto che provengono da esseri umani, che possono essere anche bambini, che magari ci guardano con gli occhi di mio figlio? No, noi li salviamo, e lo facciamo anche pensando al mio ragazzo, perché lui era come noi, e da lassù ci benedice”.

Intanto, dopo il no opposto alla “Accursio Giarratano” dall’autorità maltese alla disponibilità di un porto sicuro dove fare sbarcare il gommone, nella zona di mare dove il motopeschereccio si è fermato per assistere i migranti, è arrivata la motovedetta cp319 proveniente da Lampedusa, che ha preso in carico i migranti accogliendoli a bordo e riprendendo la propria rotta verso l’isola agrigentina. “Adesso ci sentiamo più tranquilli, possiamo tornarcene a casa”, dice il comandante del motopeschereccio Carlo Giarratano.

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Circa 150 persone sarebbero morte nel naufragio di un barcone al largo delle coste della Libia. Altrettante sarebbero state salvate e riportate nel paese nordafricano. La denuncia è dell’Unhcr, l’Alto commissariato dell’Onu per i rifugiati. A Khoms, da dove il barcone era partito, i testimoni hanno contato 70 cadaveri in acqua, mentre altre cento persone risultano ancora disperse. Medici Senza Frontiere parla di sopravvissuti in stato di shock con sintomi di preannegamento, ipossia e ipotermia. Se le stime fossero confermate, si tratterebbe della peggior tragedia del 2019 nel Mediterraneo centrale.