Con la crisi di governo ormai in corso, in tanti si stanno chiedendo in queste ore cosa succederà ad una delle misure chiave volute dai Cinque stelle, ovvero il "reddito di cittadinanza", il sussidio che non ha portato un solo posto di lavoro, finora, ma che è diventato una specie di assegno di accompagnamento per centinaia di migliaia di italiani (molti dei quali lavorano anche in nero ...).
Il reddito di cittadinanza è un sussidio rivolto ai cittadini in possesso di determinati requisiti, magari in difficoltà economiche, senza un lavoro e con familiari a carico. L’aiuto economico che viene riconosciuto a questi ultimi ha come scopo l’avvio al mondo del lavoro e il miglioramento della vita sociale dell’individuo e della sua famiglia. La sua durata è di 18 mesi e l’importo erogato viene calcolato in base alle altre entrate del richiedente. “
Al termine dei 18 mesi viene richiesto un nuovo Isee per verificare se, nel frattempo, sono mutate le condizioni e, se queste persistono, l’assegno viene confermato per altri 18 mesi, con un mese di sospensione. Questo conferma che il reddito di cittadinanza non è una misura “usa e getta” ma strutturale, e quindi a tempo indeterminato. Nel decreto infatti viene stabilita la data di partenza del sussidio, aprile 2019, ma non la data di termine. Alla luce di quanto detto, anche nel caso in cui il governo dovesse cadere, il reddito di cittadinanza continuerà ad essere attivo nelle attuali modalità. Esistono soltanto due strade che potrebbero portare all’eliminazione del reddito di cittadinanza: un’apposita legge che lo abroghi (per magari destinare queste risorse a seri programmi di sviluppo per il meridione e per i giovani) o un referendum popolare abrogativo.