Sul finire di agosto, la crisi di governo non lascia intravedere alcuna essenza della buona politica.
Un tam tam, un rincorrersi di partiti, di persone, non di idee.
Vaghezza e fermezza di non lasciarsi soffiare la poltrona. Un susseguirsi di accuse e responsabilità. Chi ha tradito? Per Giuseppe Conte ha tradito la Lega di Matteo Salvini, per Salvini ha tradito il movimento Cinque Stelle per i troppi “No”. Ma non avevano un contratto di governo?
E all’epilogo di queste giravolte certamente c’è chi ha tradito più degli altri, si tratta dei Cinque Stelle. Di quel movimento che era nato sotto i colpi di “Tutti contro tutto”: contro la casta, contro la stampa serva sciocca del potere, inteso come Pd o Forza Italia. Erano contro ogni ribaltone, avrebbero aperto il Parlamento come una scatoletta di tonno. Ci sono finiti dentro.
Si sono fatti casta e si sono fatti potere, sono politica e sono partito. Del movimento resta poco, niente. Tradiscono i loro elettori e tradiscono perfino i loro attivisti, il surrogato di democrazia che ostentano su piattaforma Rousseau è solo un lontano ricordo per chi aveva pensato di poter contribuire a scegliere le linee politiche. Il movimento che nasce dal basso si è elevato ad alta politica. Annaspa e cola a picco.
I social non lasciano scampo, gli attivisti si sentono traditi, chiedono il voto subito. Barcolla la leadership di Luigi Di Maio, prende quota quella di Alessandro Di Battista. In mezzo al guado ci sono loro, quelli che non provengono da nessuna scuola di partito, che hanno chiesto la testa di Silvio Berlusconi, che hanno insultato Matteo Renzi, che hanno etichettato il Pd come il partito di Bibbiano. Insulti per tutti, adesso sono disposti a fare un governo. La stabilità del Paese c’entra poco, hanno il timore delle urne. Salvini ha rosicato il loro terreno.
Chi tradisce, dunque, non è Salvini, non è il Pd che sta tentando di mettere ordine dando una opzione di governo valido. Chi tradisce è proprio il movimento Cinque Stelle che con un occhio ha guardato alla Lega, e ci ha governato, con l’altro guarda al Pd e tenta di farci un nuovo esecutivo nazionale.
Triplo salto carpiato. La Casaleggio e associati pensa di fare una operazione di marketing, sa bene i rischi che corre il movimento, la sua anima si è snaturata. Ad implodere in tutta questa operazione, che mascherano sotto il segno della responsabilità, saranno proprio i pentastellati.
Incapaci a scegliere politicamente, ma mettono sul tavolo un altro contratto, altri dieci punti. Come se la politica fosse solo una questione di estemporanei contratti, che valgono carta straccia dopo appena 14 mesi e crollano come un castello di sabbia.
E quindi è possibile tutto o il contrario di tutto ancora. Ed è lo scotto che il movimento Cinque Stelle dovrà pagare per le prossime competizioni, stritolato da un sistema che ha architettato e costruito nei particolari, salvo finirci poi soffocato. Libere le mani, anche no. Hanno governato con la destra di Salvini, tentano, e magari ci riusciranno, di governare con il Pd di Nicola Zingaretti. Le mani non sono libere, sono sporche di marmellata.
Adesso è tutti contro Matteo Salvini, non comprendendo che la Lega non si smonta, non è una panna, non tendendola al governo. Ci vogliono altre capacità. La Lega non è da sola, in piazza ci sono tanti, troppi, italiani che sostengono quel progetto. E’ una questione, dunque, di contenuti politici.
Il tutti contro Salvini sarà la forza dello stesso Salvini, di riflesso anche di Giorgia Meloni. Il popolo è sovrano, lo dimenticano, a turno, i partiti.
Tra le tante giravolte dei Cinque Stelle il peccato che non verrà loro perdonato, dagli attivisti e dagli elettori, è l’alto tradimento: non sono più quello che erano. In verità non lo sono mai stati.
Rossana Titone