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02/09/2019 06:00:00

Il sequestro sanitario e la strana lettera al sindaco di Castelvetrano

 Il sindaco di Castelvetrano, Enzo Alfano, ha ricevuto una strana lettera, in cui si racconta che poche settimane fa, per colpa di due veterinari dell’Asp, sarebbe morto un cucciolo e tutti i cani del canile municipale sarebbero rimasti sequestrati a causa di un protocollo sanitario.

In realtà il cucciolo si è ammalato di leptospirosi ed in meno di due giorni per lui non c’è stato più nulla da fare.

E dato che la leptospirosi è una malattia infettiva anche per l’uomo, il canile chiaramente è stato sottoposto a sequestro sanitario per i controlli del caso.

 

La strana lettera è firmata dal “Comitato consultivo difesa animali”. E non è strana soltanto per aver mischiato le carte su ciò che è realmente successo accusando due sanitari, rei di aver fatto solo il proprio lavoro.

E’ strana già dall’elenco dei destinatari.

Oltre al sindaco e alle tante redazioni giornalistiche (tra le quali la nostra), questa e-mail è stata inviata a diversi enti ed istituzioni: dal presidente della Regione siciliana, Nello Musumeci, alla Corte dei Conti. Dal ministero della Sanità a Greenpeace.

E poi a Le Iene, al Gabibbo, a Palazzo Chigi, a Paola Taverna dei 5 Stelle e a Matteo Salvini.

Insomma, manca soltanto Trump.

 

E’ strana per come si conclude, vietando di riprodurre anche parzialmente il testo senza citare la fonte, oppure l’inoltro apportando modifiche o aggiunte. O ancora, non autorizzando a fare uso delle firme in calce alla mail o a modificarne l’oggetto. Tutte intimazioni scritte in maiuscolo rosso, sottolineato.

Dopodiché partono queste firme, che vanno dalla coordinatrice del comitato, tale Vania Simeoni, ad una sequela di associazioni ed una valanga di volontari.

Un sacco di gente.

Tutte al di là dello Stretto, tranne due: “Mirella Presidente L.I.D.A. Trapani Castelvetrano  – Elena Alcamesi L.I.D.A. Trapani Castelvetrano”.

 

Abbiamo contattato la coordinatrice Vania Simeoni, che ci ha detto che nonostante lei abiti in provincia di Venezia, questa vicenda le sarebbe stata riportata da alcune volontarie di Castelvetrano, di cui però non vuole fare nomi e cognomi. E quando le diciamo che i veterinari potrebbero sporgere querela per diffamazione, ci ha risposto che “Non importa, tanto una querela la faremo anche noi adesso. Abbiamo un avvocato che si è mosso per parlare col sindaco”.

 

Il sindaco Enzo Alfano, su questa strana lettera, ci risposto così:

Al comune non abbiamo ricevuto alcuna rimostranza da parte delle associazioni animaliste locali, con le quali siamo in buoni rapporti. Avrebbero potuto scriverla loro, invece proviene da un comitato che non ha nulla a che fare con Castelvetrano.

Sulla vicenda, si sta seguendo un protocollo sanitario indicato dal Centro nazionale di referenza di Brescia e dall’Istituto Zooprofilattico di Palermo, al quale i veterinari dell’Asp si stanno attenendo pedissequamente. Non si può fare diversamente, sarebbe un reato penale.

Abbiamo provveduto a fare una disinfestazione degli spazi della struttura. I cani, al momento non possono sgambettare a causa del rischio di contagio. Ovviamente dispiace che stiano nei box senza poter uscire, ma bisognerà aspettare altri sette giorni. E se i prelievi ci diranno che è tutto a posto, tre giorni dopo (quindi tra dieci giorni in tutto), l’attività del canile potrà riprendere la sua consueta normalità”.

 

Abbiamo sentito anche il dottor Vincenzo Vilardi, del Dipartimento di prevenzione veterinaria dell’Asp, che ci ha detto che è stato seguito il regolamento di polizia veterinaria previsto in questi casi, a difesa degli animali.

Inoltre – ha spiegato - la leptospirosi è una zoonosi, che può trasmettersi all’uomo e bisogna stare con gli occhi aperti. Non esiste poi possibilità di riconoscere la malattia in una prima fase, quando, come in questo caso, i sintomi progrediscono rapidamente e non c’è più nulla da fare.

Una volta venuti a conoscenza del sospetto di leptospirosi ed ancor prima dell’esito diagnostico da parte dell’Istituto Zooprofilattico di Palermo, i veterinari hanno separato i cuccioli (il cane era insieme ad altri fratelli) non permettendo sin da subito l’uscita degli animali dal canile ed eseguito tutte quelle azioni che sono state concordate con il centro di referenza di Brescia, che è il punto di riferimento nazionale anche per la profilassi da seguire nei casi di leptospirosi.

Mi pare evidente che nessuno voglia limitare le adozioni. Si sta solo facendo ciò che è opportuno per gli animali. Se poi questo deve diventare spunto per attacchi gratuiti, vuol dire che c’è qualcuno che non sa nemmeno di cosa parla e forse vuole creare scompiglio per ragioni che ancora non riesco a comprendere”.

 

Ci siamo allora chiesti: ma davvero tutte le persone indicate in calce a quella lettera hanno avuto consapevolezza di quello che hanno sottoscritto?

Ne abbiamo chiamate tre a caso (era stato indicato anche il loro numero di telefono).

 

Lorella Leoni di Zola Predosa, nel bolognese, ci dice che non ha mai fornito la sua firma per la sottoscrizione di quella lettera e che da quattro anni non fa più parte del comitato: “Evidentemente il mio nome è rimasto nell’elenco dei nominativi”.

Rita Baldussi di Bologna, invece non ricorda il contenuto della lettera perché – ci dice – riceve 300 mail al giorno: “Non conosco la problematica. Sicuramente mi è stata riferita dalle volontarie di giù. Se loro portano avanti una battaglia, io la porto avanti con loro”.

Annabella Brindicci dalla Puglia, ci dice invece che spesso le vengono chieste firme per tante cose e lei, per aiutare gli animali, è sempre disponibile. Poi, siccome è difficile memorizzare tutti i casi, ci chiede candidamente: “Dove si trova Castelvetrano?”.

 

Alla fine ci siamo ritrovati di fronte a qualcosa di simile a quella bufala sul canile lager del comune di Castelvetrano (ne avevamo parlato qui): emergenze sanitarie, carcasse di animali in putrefazione, cani messi a stecchetto… Non era vero nulla.

Ecco, questa è una specie di déjà vu, in cui sembra proprio che si sia voluta carpire la buonafede di alcune persone per screditarne altre. Una buona fede forse condita anche dalla tendenza ad un’indignazione acritica, che non è infrequente trovare nel mondo animalista.

 

Insomma, il solito imperativo seduttivo, della serie “Salviamo i cani! Firmiamo tutti! Facciamo girare!”.

Le vie del discredito sono infinite.

 

Egidio Morici