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16/09/2019 07:00:00

Lo show di Salvini da Pontida

 Sulle note di Nessun dorma della Turandot di Puccini, Matteo Salvini ieri è salito sul palco di Pontida per il comizio di chiusura del raduno leghista. L’ex ministro dell’Interno ha esordito così: «Questa è l’Italia che vincerà, fatevelo voi l’applauso e vediamo se qualche telegiornale riuscirà a nascondere questo popolo. L’odio e la paura non abitano a Pontida, non cambierei la mia vita con quella di un Renzi di un Conte o di un Di Maio qualunque, tenetevi la poltrona. Col sorriso si risponde agli insulti e pregando per loro nel giorno di Maria Addolorata».

Quindi l’attacco al governo: «Non possono scappare all’infinito, prima o poi si tornerà al voto. Sfideremo i traditori chiusi nei palazzi». Due i possibili referendum annunciati, sulla legge elettorale e sul decreto sicurezza, se dovesse essere modificato.

Salvini ha poi rilanciato l’idea della flat tax al 15%: «In un quarto d’ora l’hanno già cancellata. Sarà il primo provvedimento della Lega quando tornerà al governo». Tra le altre cose, ha ricordato Oriana Fallaci per attaccare ancora una volta la capitana Carola Rackete («Da un lato la Fallaci, dall’altra la viziatella comunista Carola») e ha portato sul palco Greta, una ragazzina di Bibbiano «che dopo un anno è stata restituita alla mamma» e ha incitato: «Mai più bambini rubati alle loro famiglie, mai più bimbi rubati alle mamme e ai papa, mai più bimbi come merce».

 

«Mattarella garante… Un presidente che mi fa schifo […]Pertini, uno che è andato a baciare la bara di Tito, quello che ha fatto le foibe» (il giovane deputato leghista Vito Comencini, sabato dal palco di Pontida).



Il videomaker di Repubblica Antonio Nasso ieri è stato aggredito a Pontida da un militante leghista, che ha tirato un pugno alla telecamera, distruggendo il microfono. Gad Lerner è stato coperto da un fuoco di fila di insulti antisemiti. «Non è un militante leghista che agita bandiere o bastoni. È una signora bionda sui sessanta, una che stamattina potreste incontrare davanti a un asilo che aspetta tranquillamente il nipotino. Ma il sole rovente di Pontida l’ha trasformata: il trucco sciolto, le vene che sporgono sulla fronte. “Maledetto ebreo”, urla in faccia a Lerner, colpevole di aver fatto il proprio lavoro. Sembra che la donna non si accorga di ciò che dice. Quando gliene chiedi ragione balbetta, torna per un attimo la nonna che forse è: “Non ho detto niente”».