Fu una rissa furibonda alla quale presero parte parecchie persone. Una rissa connotata dal marchio del razzismo. Fu la notte di follia che la notte tra il 9 e il 10 luglio 2017 ebbe come teatro i giardini fuori Porta Nuova.
Una mega rissa scatenata da un gruppo di marsalesi che ha aggredito alcuni giovani africani che, dopo aver bevuto, forse, qualche bottiglia di birra di troppo, si erano lasciati andare a qualche complimento non gradito a ragazze locali.
Quella vicenda fu denunciata da Tp24 in un articolo che potete leggere cliccando qui.
Adesso, quella notte è sfociata in un processo che davanti al giudice monocratico Bruno Vivona vede imputati due marsalesi: Salvatore Luciano Pantaleo, di 44 anni, e Andrea Massimiliano Alagna, di 49. Il primo è difeso dall’avvocato Duilio Piccione, il secondo da Vincenzo Forti. Dalle carte dell’accusa (verbali di Guardia di finanza, polizia e carabinieri) emerge anche che alcuni marsalesi, dopo avere aggredito alcuni giovani di colore, hanno pure inveito contro le forze dell’ordine intervenute per sedare la rissa, cercando di identificarne protagonisti. Un’autentica impresa, quest’ultima, considerato che i rappresentanti delle forze dell’ordine (otto) si sono trovati ad operare circondati da una folla di almeno 200 persone. Secondo quanto ricostruito dagli investigatori, il “pestaggio” dei giovani di colore sarebbe avvenuto con calci e pugni. E per colpirli, i marsalesi avrebbero utilizzato anche bottiglie di vetro (una sarebbe stata vista nelle mani di Pantaleo). Alagna, invece, si legge nelle carte di fiamme gialle e polizia avrebbe inveito contro i rappresentanti dello Stato “dicendo – si legge nel verbale della Guardia di finanza – che le forze di polizia dovrebbero difendere gli italiani, mentre erano solo dei servi, contornando i suoi discorsi con frasi di odio razziale”. Nel frattempo, la folla accerchiava le auto delle forze dell’ordine, aggredite verbalmente. Una reazione collettiva che mirava ad ostacolare l’identificazione degli aggressori, che approfittando della concitazione sono fuggiti. In quella rissa ebbe la peggio Barry Mamadou, nato in Guinea nel 1993. Al Pronto soccorso dell’ospedale “Borsellino”, i medici lo dichiararono in “prognosi riservata” per “trauma cranio-facciale, frattura con affondamento della parete mediale dell’orbita destra, frattura ossa del naso e trauma addominale”. Scoppiata la lite, le forze dell’ordine, in attesa dell’arrivo di rinforzi, cercavano di isolare e disarmare dalle bottiglie di birra che brandivano gli aggressori più pericolosi, facendo scudo al contempo agli immigrati, per tutelarne l’incolumità, ma gli aggressori anziché allontanarsi, rispondevano con atteggiamenti minacciosi, fino all’inevitabile colluttazione. “A quel punto – scrivono gli inquirenti – la rissa si è estesa per tutta la piazza”.