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05/10/2019 07:00:00

Rifiuti in Sicilia, adesso scoppia il problema del personale

In ballo ci sono circa 1.600 lavoratori, che rischiano di restare in un limbo quando e se la riforma del sistema di gestione dei rifiuti verrà approvata all'Ars.

E così, nel pieno di una emergenza che vede ancora Palermo al collasso col rischio di innescare una reazione a catena che manderebbe in tilt la raccolta in mezza Sicilia, ieri alla Regione è scoppiata anche la bomba dipendenti degli Ato. E, almeno per un giorno, le priorità si sono invertite.

All'assessorato ai Rifiuti sono arrivati i vertici di vecchi Ato ed Srr (le società miste che dal 2010 avrebbero dovuto prenderne il posto) e i sindacati. L'assessore Alberto Pierobon li ha convocati per fare il punto sul bacino di lavoratori che, approvata la riforma dovrà passare ai nuovi Ato. Che saranno solo 9, interamente pubblici e non più società miste.

È in questa fase che è stata individuata la matassa da sbrogliare. L'ultima riforma, ancora in vigore, prevedeva che, chiusi gli Ato, tutto il personale di questi enti (a patto di essere stato assunto entro il 31 dicembre 2009) passasse alle nuove Srr. Da queste adesso dovrebbe ritransitare ai nuovi Ato. Solo che il primo passaggio non è mai stato completato e ciò farà inceppare tutto il meccanismo. Secondo i calcoli elaborati ieri su oltre seimila lavoratori almeno 600 (un centinaio di amministrativi e circa 500 operai) sono rimasti bloccati nei vecchi Ato. È stata anche stilata una mappa: 123 sarebbero ancora nell'Ato Palermo Est, 250 nel Palermo Ovest e una settantina nel Palermo-Città metropolitana che raggruppa i paesi da Capaci a Santa Flavia. Un'altra settantina di lavoratori del settore restano per ora all'Ato Messina provincia e altrettanti in quello che fa riferimento all'area cittadina e dell'hinterland. Altri 59 operai in bilico sono a Enna, 27 nell'Ato Trapani Sud e qualche decina nel Nisseno.

Che fine farà questo personale quando la riforma verrà approvata? L'assessore Pierobon ieri ha messo pressione agli Ato e alle Srr per completare il più in fretta possibile il primo trasferimento, arrivando a mettere sul tavolo l'ipotesi di commissariare gli enti inadempienti.

Il tempo è poco perché l'Ars - condizionale d'obbligo - dovrebbe iniziare a esaminare la riforma entro una decina di giorni e arrivare all'approvazione in un paio di settimane.

E nel frattempo però sarà stata accesa la seconda miccia pronta a esplodere: il testo voluto da Pierobon e Musumeci indica che, visto che i nuovi Ato saranno interamente pubblici, solo il personale entrato per concorso potrà transitare in modo automatico. E tuttavia fra gli aspiranti ci sono anche 950 dipendenti delle attuali Srr che sono entrati in passato negli Ato senza concorso: per chiamata diretta o stabilizzazione dopo un periodo di precariato. 

Quale sarà la sorte di questo personale? L'assessorato spiega che per loro sarà necessario un concorso per soli titoli che sulla carta dovrebbe essere un ostacolo poco impegnativo per gli interessati. E, meno diplomaticamente il presidente della commissione Ambiente dell'Ars, Giusy Savarino, ha detto recentemente che «nessuno perderà il posto». Ma all'Ars il nuovo e potente asse Pd-5 Stelle ha in cantiere un emendamento che sanerebbe subito le vecchie assunzioni salvando automaticamente questi 950 lavoratori. È un emendamento che rientrano fra quelli in cantiere per ribaltare l'impostazione della riforma, pensata per creare un sistema che ruoti intorno a 9 enti di dimensione provinciale che mettano insieme i Comuni e gestiscano il servizio bandendo gare e progettando gli impianti. Il tutto facendo ruotare il sistema intorno alla raccolta differenziata.

Si vedrà. Intanto, sotto voce, in assessorato temono perfino una terza miccia: c'è una fetta di dipendenti attualmente precari o che in passato hanno avuto contratti a termine che potrebbe rivendicare un posto e fare pressione. È difficile anche quantificarli ma quando la tensione salirà, durante il voto, potrebbero diventare un problema.

 

da GDS