Mimmo Palmizi e la sua Elissa “Yammuna. Elissa nel presente”. Mimmo (Girolamo) Palmizi è un marsalese “strasattaro”, architetto-artista formatosi tra Milano e Palermo.
La sua ricerca attuale, a parere nostro, oscilla tra il recupero di frammenti decorativi della ceramica mediterranea (che ingranditi sulla superficie e decontestualizzati diventano presenze pop) e la realizzazione di totem che dialogano tra due sponde dello stesso mare (il Mediterraneo) lanciando messaggi di pace e cooperazione.
L’11ottobre a Marsala, il Nostro, ha esposto temporaneamente, nel sito punico-fenicio di Lilibeo, una scultura in acciaio corten, “Yammuna. Elissa nel presente- Omaggio a Didone”, costituita da 2 elementi alti 2 metri e 35 , accostati tra loro “in modo da rappresentare un'onda, quella che Elissa (stilizzata in uno degli elementi della scultura; nell’altro sono presenti disposti in verticale, i caratteri punico-fenici, che traducono l'odierna parola libanese “Yammuna” che equivale a “Mare Nostro”) ha saputo magistralmente cavalcare”. L'idea è quella di ripercorrere il viaggio di una donna-regina, profuga e costretta a cercare attraverso il Mediterraneo la sua terra promessa, un approdo, un luogo sicuro per sé ed i suoi seguaci.
Già presentato in occasione della presentazione del film studio su Elissa, della regista libanese Lamis Chkeir, il progetto prevede la realizzazione di due sculture omaggio a Didone, da installare a Tyro e in Tunisia.
Concepita e realizzata in atelier e officine tra Palermo e Mazara del Vallo, infatti, una troverà definitiva dimora a Tunisi presso il Campus dell'Università La Manouba sotto l’egida di S.E. Tony Franjiyyeh Ambasciatore libanese a Tunisi e del Prof. Alfonso Campisi; e l'altra a Tyro, con la collocazione a cura di Mrs Lamis Chkeir, di S.E l'Ambasciatore Chucri Abboud e Mr Samir Saba.
Lo stesso artista ci dice che “dopo i messaggi di pace e di speranza portati in Tunisia, con i progetti "Mare Nostrum - un ponte tra le due sponde” e "I Pilastri della Terra" – i due pilastri-scultura, uno a Petrosino ed il gemello a Nabeul, che si guardano a distanza lanciando messaggi di dialogo e amicizia , di pace e di speranza – , ha voluto volgere il suo sguardo verso terre più lontane, dalle quali già nell'800 A.C., Didone o Elissa regina di Tyro, è costretta a scappare da una guerra fratricida”.
Fuggita da Tyro, infatti, dopo un lungo peregrinare per mare, Elissa (un personaggio tra storia e leggenda) giunge in nord Africa e tra le spiagge sabbiose dell'odierna Tunisia riceve accoglienza, ospitalità, trova le condizioni per restare, fondare Cartagine e lasciare al mondo un grande esempio di civiltà e cultura.
“L’opera – continua Palmizi – vuole essere un omaggio ad un grande esempio di donna di tutti i tempi, oltre ad essere un atto di riconoscenza a quel popolo che, con Mothia prima e Lilibeo dopo, ha dato i natali a Marsala; un atto di fratellanza con i Fenici ma anche con tutti quei popoli del Mediterraneo che hanno mille affinità e tanta storia in comune”.
Scultura "frontale" (Consagra docet!), questa di Mimmo, che oscilla tra segni e silhouette in un dialogo senza fine. Totem dello spirito, della pace e del confronto, che uniscono sponde, culture e religioni.
La ricerca di Mimmo continua nel solco (meglio nell'onda) di un Mediterraneo "mare nostrum" che unisce, accoglie e salva; un mare "autostrada" di civiltà e di ricchezza; un mare che possa ritornare ad essere (come più volte è stato in passato) un luogo d’incontro piuttosto che di conflitti e atrocità, "ossario" di una moltitudine di "militi ignoti” e grande "urna funeraria" di anime a cui l'Occidente "progredito e civilizzato" ha tolto la speranza di sognare una vita migliore.
Giacomo Cuttone