E’ il matrimonio dell’anno nel mondo dell’automotive quello che è stato annunciato questa mattina dai vertici di FCA e PSA. Nei mesi scorsi era saltato quello che tra FCA e Renault per l’intromissione del Governo francese, ora nasce un nuovo colosso automobilistico globale che punta direttamente alla concorrenza con i primi costruttori più grandi al mondo: Volkswagen al primo posto e subito dietro Toyota e Renualt-Nissan- Mitsubishi.
Un nuovo colosso che che mira a divenire leader mondiale in una nuova era della mobilità sostenibile. FCA tra l’altro aprirà le porte degli Stati Uniti al socio. PSA invece metterà a disposizione il suo know how sulle tecnologia elettrica ed ibrida.
Accordo 50/50 – I due consigli di amministrazione di Fca e Psa hanno deciso di fare una fusione paritetica 50/50. Il nuovo gruppo sarà controllato al 50% dagli azionisti del gruppo Psa e al 50% dagli azionisti di Fca.
Nasce il quarto gruppo automobilistico globale – Ormai da anni si sa che nell’automotive, vale la collaborazione o la fusione tra i grandi gruppi. Le case automobilistiche potranno continuare ad esistere solo grazie a questo tipo di strategia, alla quale puntava da tempo, senza farne mistero, l’ex AD di FCA Sergio Marchionne. La fusione farà nascere il quarto gruppo mondiale dell’auto con 8,7 milioni di veicoli venduti. Il nuovo gruppo sarà posseduto da una società paritetica con sede in Olanda e un consiglio di amministrazione di 11 membri presieduto da John Elkann e con Carlos Tavares come amministratore delegato. Il comunicato ipotizza risparmi annuali di 3,7 miliardi di euro “senza chiusure di stabilimenti”. Il fatturato sarebbe superiore ai 170 miliardi di euro e genererebbe un utile operativo di 11 miliardi. I costi della fusione sono stimati in 2,8 miliardi.
“La fusione proposta – dice Mike Manley, ad di Fca, in una lettera ai dipendenti – va oltre i numeri e le sinergie. Intendiamo unire due aziende con la stessa visione, lo stesso livello di apertura e fiducia l’uno nell’altro“.
Per il premier Giuseppe Conte “è un’operazione di mercato, non posso giudicare l’accordo ma quello che preme al governo è che sia assicurato il livello di produzione e quello di occupazione in Italia e quindi la continuità aziendale“. Continua a leggere qui su motoriedintorni.com