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06/12/2019 07:24:00

Sicilia, la corruzione pure sui progetti contro la violenza sulle donne

 In Sicilia si paga il pizzo pure sui progetto contro la violenza sulle donne. 

«Non voglio fare ne danno a te e neanche danno fare a me e appena noi facciamo una cosa sbagliata ci rompono il culo, a me da un lato a te dall’altro». Così parlava intercettato il sindaco di Casteldaccia, Giovanni Di Giacinto, arrestato con l’accusa di corruzione per aver procacciato assunzioni in cambio di affidamenti diretti.

L’indagine dei carabinieri e della procura di Termini Imerese riguarda 11 persone, 5 dei quali arrestate e ha ricostruito diversi episodi di corruzione a carico del primo cittadino, dalla selezione di 5 volontari in un progetto del "Servizio Civile 2018" sul contrasto alla violenza contro le donne, all’affidamento del «servizio di raccolta, trasporto e confezionamento dei rifiuti differenziati» alla ditta Fisma srls «inserendovi un’ulteriore voce di spesa pari a 2.500 euro quale corrispettivo mensile per l’utilizzo della piattaforma ambientale nella disponibilità della Fisma, in cambio dell’assunzione da parte dell’amministratore Magro Gaspare (uno gli indagati) di 6 persone alle dipendenze della Fisma srls, così accettando la promessa di Magro e ricevendo per se e per gli altri utilità patrimoniali e non».

«Io non voglio fare danni a nessuno, figurati però io neanche mi posso fare mettere alla berlina dalla Regione», diceva il 4 ottobre il sindaco all’amministratore della Fisma srls, aggiungendo «se poi io per la piattaforma ti devo dare 2.500 euro al mese e tu ti sei dimenticato a scrivertelo, glielo metti». Poi in una riunione a dicembre con i dipendenti assunti, gli raccontava come aveva contrattato la loro paga. «Io ieri l’ho chiamato e gli ho detto di lasciarvi contenti e di non rompere i coglioni, cento euro in piu, cento euro in meno non cambiano niente - diceva intercettato nel suo ufficio - ne per lui, a voi probabilmente vi cambiano ma a lui non gli cambia niente, siamo rimasti che lui vi deve dare 1.350 euro al mese».

I posti di lavoro il sindaco di Casteldaccia li avrebbe chiesti anche alla società Fisma srls a cui il Comune, con ordinanza sindacale del 5 ottobre del 2018, aveva affidato il servizio di raccolta, trasporto e conferimento dei rifiuti differenziati. In cambio il primo cittadino avrebbe ottenuto l’assunzione di sei operai tra i quali il cugino di Di Giacinto.

COM'E' NATA L'INCHIESTA. L'inchiesta che oggi ha creato un vero e proprio terremoto al comune di Casteldaccia, con ben cinque arresti, sindaco e vicesindaco compresi, accusati a vario titolo di corruzione, abuso d’ufficio, falso materiale ed ideologico, sono iniziate quando il presidente di un’associazione di Casteldaccia, che aveva in gestione un campo di calcio, si è presentato dai carabinieri e ha raccontato delle minacce che il candidato a sindaco Giovanni Di Giacinto gli avrebbe rivolto.

Era il luglio del 2018. Il sindaco lo avrebbe avvicinato nel porticciolo di San Nicola l'Arena pochi giorni prima delle elezioni amministrative del 10 giugno del 2018 e avrebbe chiesto in modo minaccioso di imporre agli elettori della figlia candidata nella lista Rinasca, antagonista a quella del sindaco Di Giacinto, di effettuare il voto disgiunto, dietro la minaccia di estromettere l'associazione dalla gestione del campo comunale.

Gli elettori avrebbero dovuto esprimere una preferenza per il sindaco Di Giacinto e un’altra per il Consiglio comunale. Uno tra i primi provvedimenti della nuova giunta Di Giacinto fu l’ordinanza 62 con la quale fu intimato alla società «di provvedere allo sgombero immediato del campo di calcio in contrada Fiorilli occupato abusivamente».