di Marco Marino
Fin da piccoli, per colpa di una cattiva educazione o forse soltanto per inconsapevolezza, incorriamo tutti nello stesso grande abbaglio: crediamo di essere noi stessi a scegliere i romanzi o le poesie che leggiamo. E invece non c’è niente di più sbagliato, perché sono sempre le storie, sono i versi, che ci trovano, che conoscono il momento giusto per rivelarsi e farsi leggere.
Pensate, allora, che emozione sarà stata per la neogrecista Maria Caracausi quando un anno fa, durante le sue ricerche d’archivio, le è apparso davanti un plico di poesie di Ghiannis Ritsos, inedite e sconosciute: è saltato fuori come se attendesse proprio quel momento per farsi finalmente leggere. Da lei e - grazie a lei, oggi - da tutti noi.
Quelle poesie sono state raccolte nella silloge «Bianche macule sopra il bianco», pubblicata a dicembre nella collana Agapanti della casa editrice Torri del Vento, che da due anni raccoglie preziosi testi di scrittori greci contemporanei come «La tentazione della nostalgia» di Titos Patrikios o «L’aureo cocchio» di Nikiforos Vrettakos.
Sono tutti brevi componimenti dell’ultima stagione della vita di Ritsos. Una vita molto travagliata, che lo ha visto perennemente in lotta sia privatamente, contro la malattia, sia pubblicamente, contro le dittature che nel corso del Novecento hanno dilaniato la Grecia.
Nonostante tutto, il poeta di Monemvasìa continua a credere nel valore salvifico della poesia, insiste a riporre nella scrittura l’ultima speranza per trattenere ancora un po’ la vita. Queste «bianche macule», scrive Caracausi nella sua introduzione, sembrano «trascritte dal poeta quasi frettolosamente, come se temesse di non fare in tempo a completare la raccolta». Che invece fortunatamente riuscirà a completare, e altre ne seguiranno.
Allora, con la medesima speranza maturata da Ritsos - che la poesia custodisce la forza di mutare e stravolgere ciò che crediamo irrimediabile - vogliamo cominciare il 2020 lasciandovi una traccia di quell’invincibile sentimento.
Col minimo rumore
di un ditale
caduto sul pavimento
si è svegliata tutta la casa.
Precisamente così
da un minimo nulla
nasce la poesia.
*
Dentro i miei sogni
sempre tu,
con una bicicletta,
con un albero,
con lo specchio.
Togliti una buona volta
dai capelli
questa rosa.
Io
inchiodo le mie carte
con una stella
perché non me le porti via il vento.