Proprio nel giorno del suo 43esimo compleanno, è stato avviato, in Tribunale, a Marsala, il processo al petrosileno Marcello Chirco, individuato come l’autore di una delle lettere di minacce (nella busta anche una cartuccia di pistola calibro 7.65) inviate al sindaco di Petrosino, Gaspare Giacalone, e alla sua vice, Marcella Pellegrino, nella primavera che ha preceduto le ultime elezioni comunali. Elezioni che hanno visto la riconferma di Giacalone per un secondo mandato.
La busta con una lettera di minacce e la cartuccia fu lasciata davanti l’ingresso del Municipio il 5 giugno 2017. Minaccia e detenzione abusiva di munizioni sono reati contestati al Chirco, che è difeso dall’avvocato Francesca Frusteri. Contestate anche le aggravanti comuni.
Solo il sindaco Giacalone si è costituito parte civile. Ad assisterlo è l’avvocato Valerio Vartolo. Alla prossima udienza, il 23 gennaio, si entrerà nel vivo con le testimonianze delle “parti offese”.
Nel marzo 2018, però, sembrava che il presunto autore della lettera minatoria non dovesse finire sotto processo. Il pm Federico Panichi, infatti, aveva chiesto l’archiviazione del procedimento penale avviato contro il Chirco.
Il magistrato, sottolineando le condizioni di disperazione in cui versava il presunto autore della e missive, disoccupato e padre di due figli, giudicò, infatti, quelle minacce “tenui” e dozzinali. A rivelare, allora, l’esito dell’indagine fu il sindaco Giacalone con un post sul suo profilo facebook. E il primo cittadino non nascose il suo disappunto. “Nella terra di nessuno – scrisse Giacalone - succede che un tizio manda diverse lettere di minacce di morte e perfino una busta contenente dei proiettili al sindaco e pure al vice-sindaco. Sempre nella terra di nessuno si indaga e si accerta l’autore. Poi, però, si mette nero su bianco che le minacce in fondo sono tenui e si archivia tutto. Evidentemente nella terra di nessuno le minacce devono andare oltre per essere prese seriamente. E allora lasciateci soli e ammazzateci tutti così, forse, un giorno si capirà che in questa terra qualcuno c’è stato!”. In poche ore, il post ebbe circa 500 “mi piace” e numerosissimi messaggi di solidarietà. Poi, il sindaco diede mandato all’avvocato Valerio Vartolo di proporre opposizione alla richiesta di archiviazione. E un altro pm, Silvia Facciotti, firmò il decreto che ha disposto il giudizio per Chirco, che per il primo cittadino era un perfetto sconosciuto. “Un tizio mai conosciuto” affermò Giacalone due anni fa. Chissà quale provvedimento o decisione dell’amministrazione comunale lo avrà contrariato. Circa i proiettili di pistola, poi, il sindaco osservò che questi sono meno facilmente reperibili rispetto alle normali cartucce dei fucili da caccia. E ciò dovrebbe far riflettere sulla pericolosità dell’autore delle minacce. Nel febbraio 2017, inoltre, a distanza di circa cinque mesi dai due colpi di fucile ad aria compressa esplosi contro la serranda della finestra dell’ufficio del sindaco, ma questo è oggetto di un’altra indagine, in Municipio arrivò anche una lettera inviata da una fantomatica “Associazione volontari Petrosino D’Occhio” nella quale si leggeva “Vi facciamo fare BOOOMMM!!!! Capito??? E avrete una campagna di minacce”. Il riferimento era alla campagna elettorale che poi ha visto la rielezione di Giacalone. Lo si capiva chiaramente anche dall’oggetto (“Politica a scadere e a rinnovo. Attenti”) e da altre parti della lettera, che il sindaco pubblicò, con una serie di omissis per non arrecare danno alle indagini, sul suo profilo facebook. Un’altra lettera di minacce era stata recapitata il 3 agosto 2016. Nell’ultimo rigo era scritto: “Avviso 1 fate BOOOOOOMMMMMM capito un botto (avete famiglie)”. Evidente il riferimento ad un’esplosione.