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06/02/2020 06:00:00

Mafia a Trapani. Franco Orlando, i soldi trovati in casa e in carcere

Quando sono andati ad arrestarlo la notte del 5 marzo scorso, i Carabinieri del Ros hanno perquisito a fondo la sua casa. E nascosti, ma non molto bene, c’erano soldi, tanti soldi, oltre 60 mila euro in contanti.

Un po’ come si faceva in passato, i risparmi di famiglia sotto il materasso. Ma il materasso era quello di un boss mafioso, era quello di Franco Orlando, e i soldi potevano essere, al massimo, i risparmi della "famiglia". 


Quando è stato trasferito in carcere, al Pagliarelli di Palermo, Orlando ha provato a portare dentro qualcosa come 2700 euro. Tanti soldi per un detenuto. Troppi, che hanno fatto venire qualche sospetto alle guardie.

E’ ritenuto figura di spicco della mafia trapanese, Orlando, “chiddro du bar”, quello del bar, dove mafiosi e politici si incontravano. Orlando è stato arrestato con un’altra ventina di persone nel corso dell’operazione Scrigno, che ha svelato ancora una volta il rapporto strettissimo tra mafia e politica in provincia di Trapani.

In questi mesi abbiamo raccontato su Tp24 la figura di Franco Orlando, ritenuto un anello di congiunzione tra mafia e politica.

Adesso emergono altri particolari, che riguardano proprio il momento del suo arresto, la notte del 5 marzo 2019.
Alla sua porta suonano i Carabinieri del Ros, gli notificano l’ordinanza di custodia cautelare. Durante la perquisizione in casa i Carabinieri trovano e sequestrano tre involucri in cui all’interno c’erano rispettivamente 32.500 euro, 26.380 euro e 3920 euro in contanti. In più trovano anche tre libretti di assegni.

Orlando in casa, mentre prepara le sue cose per essere trasferito in carcere, riesce a fare qualcosa che suggerisce ancora di più la caratura criminale.


In carcere la vita non è facile,
e soprattutto al Pagliarelli di Palermo, dove ci sono detenuti per reati di una certa gravità. Per chi, poi, è rinchiuso per mafia è importante avere contatti con l’esterno e stabilire fin da subito una posizione di forza.
Orlando, quando arriva al Pagliarelli, ci prova. Prova ad introdurre 2700 euro in contanti. Somme che gli vengono trovate e sequestrate. Per gli inquirenti il tentativo di Orlando, di introdurre una somma del genere in carcere, aveva la finalità di “porre in essere una qualche condotta tesa ad acquisire delle agevolazioni e che gli permettessero di comunicare più facilmente con gli altri detenuti, o peggio, con soggetti all’esterno”.


I soli trovati in casa e quelli in carcere per gli inquirenti sono frutto delle attività illecite di Franco Orlando, e dimostra l’ingente quantità di denaro a sua disposizione.

Per gli inquirenti Franco Orlando, ha aiutato i fratelli Virga, Pietro e Francesco, ai vertici di Cosa nostra trapanese, nella direzione e nell’organizzazione delle attività illecite del mandamento mafioso, tra le quali proprio il procacciamento dei voti in occasione delle consultazioni elettorali; mantenendo, attraverso il continuo scambio di comunicazioni, un costante collegamento con gli associati, anche di diverse zone della provincia, assicurando il controllo del territorio ed intervenendo, quale mediatore per la composizione di controversie, anche di natura economica.


Da tempo inserito nell’organigramma di Cosa nostra trapanese, è stato “combinato” come uomo d'onore "riservato” della famiglia mafiosa di Trapani. Della sua combinazione ne erano a conoscenza solo il boss mazarese Vincenzo Sinacori - fui lui a combinarlo -, Vito Mazzara e Vincenzo Virga, perché rispettivamente, il rappresentante della famiglia di Valderice, ricadente nel mandamento di Trapani e il rappresentante della famiglia di Trapani, nonché capo del relativo mandamento, e infine il boss castelvetranese Matteo Messina Denaro, messo a conoscenza perché era il “rappresentante” della “provincia” di Trapani.


Franco Orlando è già stato condannato per associazione a delinquere di stampo mafioso
, dalla Corte di Assise di Trapani nel maggio 1999, alla pena di anni 9 di reclusione, poi ridotta ad anni 8 dalla Corte di Assise di Appello di Palermo, con sentenza definitiva del 28.11.2000.