“In che momento si era fottuta la Sicilia?”
È il rovello che insegue Piero Melati, storico giornalista de L’Ora di Palermo, nel suo nuovo libro La notte della civetta (Zolfo Editore, pp. 284; 18€), un’inchiesta eretica sull’anima nera e rimossa della Sicilia.
Il titolo del libro richiama alla memoria, e ribalta, il capolavoro di Leonardo Sciascia, Il giorno della civetta, che nel 1961 era stato il primo vero racconto sulla mafia isolana, ma anche lo strumento primo per riconoscere il fenomeno mafioso e combatterlo. A quella felice profezia letteraria segue, però, una storia che Sciascia non racconta, piena di crimini, storture, torbidi accordi firmati da chi doveva agire per il bene del paese, in nome della cosiddetta Giustizia.
Queste storie che nessuno ha mai avuto il coraggio di raccontare sono state raccolte da Melati per capire quando è cominciata la discesa agli inferi della Sicilia e, in trasparenza, dell’Italia.
È in uscita il 27 febbraio.
Piero Melati ha lavorato al quotidiano L’Ora, per il quale ha seguito la guerra di mafia e il Maxiprocesso. In seguito a Paese Sera, a la Repubblica e infine al Venerdì, dove è stato vice caporedattore e responsabile delle pagine di cultura. Collabora a L’Espresso, al Venerdì e a Robinson. Ha scritto Vivi da morire (con Francesco Vitale, Bompiani, 2015), Giorni di mafia (Laterza, 2017) e il capitolo Sicilitudine di Alfabeto Camilleri (Sperling & Kupfer, 2019).