LA MEMORIA
La memoria s’è ridotta a brandelli
come un vecchio ombrello
rimasto aperto senza che piova.
E sembrano stupirsi gli amici
per tante storie raccontate
come aneddoti la sera avanti casa.
Frattanto sull’altare dei miei ricordi
olocausti nel tempio della noia
s’immolano i giorni.
Ma cosa resta della nostra esistenza
vissuta gradita o viziata
che non sia questo parlare del tempo
scucito come un vecchio vestito
e ancora appeso al chiodo della vita?
Siamo di quelli che passano in fretta
sempre testardi vicino alla croce
uomini in corsa che rubano il tempo
incapaci d’un grido e d’un lungo silenzio
quando la notte ci porta il mistero
d’una attesa infinita
e lo spazio ha colori d’immunodeficienza acquisita.
C’eravamo tutti a chiamare Dio in ospedale
e quando venne guardò la spia del monitor
si sputò le mani (disse ‘eppheta’)
s’aprirono gli occhi e bevve un caffè con noi.
Ora Dio è nei laboratori della chimica
dove il virus dell’inferno
spacca provette e rompe coscienze.
Non gridate più del vento
se il cielo è sordo e il tempo è maledetto.
Franco D’Amico