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08/04/2020 06:00:00

Come vivere oggi la Pasqua. Il vescovo Mogavero ospite del festival Anche da qui

«Capisco il vostro turbamento interiore, la vostra difficoltà ad accettare giorni così santi senza poterne vivere il mistero nelle liturgie che la Chiesa offre». Con queste parole comincia il messaggio di speranza di Monsignor Domenico Mogavero, vescovo di Mazara del Vallo, rivolto alla sua diocesi nei giorni di questa insolita settimana pasquale. Non ci potranno essere le processioni che raccolgono gran parte della comunità cristiana, né tantomano le messe festanti per il giorno della Resurrezione. Ma questo silenzio, dice il vescovo, non deve trasformarsi in sconforto o in rassegnazione. Tutt'altro: il silenzio bisogna intenderlo come una particolare forma di speranza.

«Il silenzio, la speranza» è il binomio che dà il titolo all'evento che oggi pomeriggio, sulla pagina facebook di 38° Parallelo alle 17, vedrà mons. Mogavero riflettere sulla Pasqua 2020 insieme al vaticanista Fabio Zavattaro. La loro conversazione fa parte del programma del festival digitale «Anche da qui», che nelle ultime settimane ha animato numerosi dibattiti su questi nostri tempi difficili e incerti attraverso il contributo di giornalisti, scrittori, sociologi.

«È tempo di solitudine, di silenzi, di turbamenti», continua il prelato siciliano, «ma pensiamo ai silenzi e ai turbamenti e alle sofferenza del Signore Gesù, immedesimiamoci con lui». Un tempo che sconcerta, inaspettato, eppure non per questo un'occasione mancata per misurarsi con sé stessi. Per soppessare, nel silenzio appunto, e nella solitudine, la profondità dei sentimenti che ci rendono umani. E che rigenerono in noi la prospettiva del domani.

Le parole del vescovo riportano alla memoria una poesia del premio Nobel José Saramago:

Si dice che ogni persona è un'isola,
e non è vero,
ogni persona è un silenzio,
questo sì,
un silenzio,
ciascuna con il proprio silenzio,
ciascuna con il silenzio che è.

Questo pomeriggio, allora, alle 17 su Facebook, sentiremo se dal silenzio delle ore che viviamo è ancora possibile immaginare una voce.