di Marco Marino
Louis-Ferdinand Céline, genio letterario del XX secolo, è autore di romanzi famosissimi come Viaggio al termine della notte e Morte a credito, ma anche di alcuni scritti che denunciano apertamente le sue posizioni antisemite e filonaziste. Molto spesso, lungo tutto il Novecento, queste due realtà - il genio letterario, da una parte; la torbida morale, dall’altra - sono state poste in contrasto, senza però oscurarne la fama né tantomeno il talento o la possibilità che venisse letto. Almeno fino ai nostri giorni.
Adesso in Francia Céline comincia ad essere censurato. Appena due anni fa, una diretta azione governativa ha vietato la ripubblicazione degli scritti polemici sull’antisemitismo. È stata una notizia passata in sordina, in Italia non se n’è discusso. Ma più passano gli anni, più questo serpeggiante moralismo censorio avvelena gli spazi in cui ci aspettiamo che nasca e si affermi un vero artista. Con buona ragione, potremmo dire che uno scrittore come Céline di questi tempi sarebbe subito triturato dalla gogna mediatica, e presto dimenticato.
Ma in Italia, nonostante la crescente evoluzione di questo clima da "caccia alle streghe al contrario", ci sono ancora grandi autori che riescono a raccontare la realtà in cui abitiamo sovvertendo le prospettive più comuni. Adoperando la sana e catartica violenza della scrittura per mostrarci l’infamia del mondo, le sue pustole e le sue eresie. Che ne tracciano un genoma più complesso rispetto a quello delle belle e rassicuranti immagini da cartolina che siamo felici di raccontare.
Ci sono ancora grandi autori, dicevo, e uno di questi - tra i maggiori, se non il maggiore - è sicuramente Massimiliano Parente. Basti pensare a Trilogia dell’inumano o Il più grande artista del mondo dopo Adolf Hitler; da poco è tornato in libreria con il suo nuovo lavoro, Tre incredibili racconti erotici per ragazzi (La Nave di Teseo). Raccoglie tre insolite e inattese confessioni: la prima di uno stalker; la seconda di uno slave ovvero di uno schiavo sessuale; la terza di un toy boy professionista.
Oggi abbiamo l’occasione di parlarne direttamente con lui.
Vorrei cominciare parlando di prospettiva. Nel primo racconto non ci troviamo di fronte alla vittima di stalking che confessa le sue angosce, bensì alla lucida ricostruzione del suo stalker. Leggendolo, la prima cosa che mi è venuta in mente è stato il caso di Woody Allen. La casa editrice Hachette ostacola la pubblicazione della sua autobiografia perché darebbe l’opportunità di esprimersi a un presunto pedofilo (Allen, per l’appunto). Che letteratura può nascere in un clima del genere?
Citi due cose che nel mio caso non sono coincidenze: il libro di Woody Allen, rifiutato negli Stati Uniti dal suo editore Hachette, e pubblicato in Italia da La Nave di Teseo, Elisabetta Sgarbi, che è anche il mio editore, e che ha pubblicato tra l’altro anche la mia Trilogia dell’inumano in un volume di mille e settecento pagine, una delle opere più estreme della letteratura occidentale. La letteratura, e l’arte in generale, è spesso andata incontro a censure, da Sade a Flaubert a Joyce a me, ma per fortuna ha sempre trovato editori capaci di vedere oltre. Stiamo vivendo un nuovo moralismo, ma se uno scrittore si adegua semplicemente non è uno scrittore ma un impiegato della narrativa.
Restiamo su Stalker. Tutto accade attraverso i social - twitter, facebook - che annullano la percezione della distanza tra i corpi; di parole fanno gesti, in un personalissimo meccanismo di sublimazione. Ma per tutti noi, allora, i social, che cosa sono? Uno strumento per appagarsi eroticamente senza troppa difficoltà o l'unica possibilità di contatto con gli altri che ci resta?
I social sono uno strumento di contatto tra le persone, a volte migliore di quello reale. Le persone viste da vicino sono spesso insopportabili. Anche il sesso è deludente, io non esco più di casa, preferisco Pornhub a dover uscire con una donna, portarla a cena, parlarci, magari sentirmi chiedere pure di che segno sono, farci sesso quando ormai mi è passata ogni fantasia e poi non riuscire più a togliermela di torno.
Qualche mese fa è uscito il nuovo libro di Bret Easton Ellis, Bianco, in cui scrive che oggi nessuno vuol sentirsi offeso da un romanzo. È vero? E poi: è questa la funzione di un romanzo: ferire?
Il romanzo non ha una funzione, ma dovrebbe avere la forza di svelare la banalità e il conformismo, per questo ferisce. Ovviamente sono pochi quelli che ci provano e ancor meno quelli che ci riescono. Bret Easton Ellis lo ha fatto, soprattutto con il suo romanzo più importante, American Psycho. È ciò che fa la letteratura, che è cosa diversa dalla narrativa di intrattenimento. Il 99,9% di ciò che leggiamo è narrativa di intrattenimento, poi c’è una parte di letteratura velleitaria che manca il bersaglio, e pochissimi sono quelli che davvero resteranno. Ma è sempre stato così. Anche ai tempi di Marcel Proust non si parlava di Marcel Proust ma di un certo Pierre Hamp, molto commerciale è morto socialmente impegnato, su cui l’editore Gallimard investiva molto in pubblicità. Oggi Hamp lo conosciamo solo perché se ne lamenta Proust nel suo epistolario con Gallimard. Non è rimasto niente.
La sottomissione e la violenza sono gli elementi centrali dei racconti Slave e Toy Boy. Sarei curioso di chiederti se nei tuoi racconti erotici esiste la possibilità di intravedere l'amore. Mi spiego meglio: è amore un amore che per esistere si sostanzia di violenza, di frustrazione e di dolore?
Quanto all’amore mi ha sempre interessato l’amore non corrisposto, che se ci pensi è il centro della letteratura. Perfino nei Promessi sposi il vero protagonista è Don Rodrigo, senza di lui non ci sarebbe il romanzo o sarebbe di una noia mortale. Lo stesso romanzo nasce con il Don Chisciotte, e anche lì c’è un amore non corrisposto, quello di Don Chisciotte per Dulcinea. Ho spesso trattato dell’amore non corrisposto, nella Trilogia dell’inumano, per esempio, e ne L’amore ai tempi di Batman, uscito con Mondadori anni fa e di cui uscirà una nuova edizione per La Nave di Teseo. Nei racconti prendo come modello anche King Kong come grande eroe romantico: si innamora di una ragazza, la rapisce senza farle del male e vuole stare con lei perché la ama. Oggi sarebbe accusato di stalking, ma quando muore King Kong stiamo tutti dalla sua parte.