Informativa
Questo sito o gli strumenti terzi da questo utilizzati si avvalgono di cookie necessari al funzionamento ed utili alle finalità illustrate nella cookie policy.
Se vuoi saperne di più negare il consenso a tutti o ad alcuni cookie, consulta la cookie policy.
Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie. I cookie ci aiutano a fornire i nostri servizi.
Utilizzando tali servizi, accetti l'utilizzo dei cookie. Cookie Policy   -   Chiudi
15/04/2020 11:45:00

Scrive Nino Ippolito su Salemi ancora "zona rossa" e la politica senza competenza

 La Regione Siciliana ha prolungato la "zona rossa" di Salemi fino al 3 maggio. Non si capisce e non ci è dato sapere quali "nuovi" presupposti ci siano alla base di questa proroga. Una cosa, però, è ormai chiara: la sensazione è che le scelte della politica siano determinate dalla paura (e di conseguenza dall'irragionevolezza e abnormità dei provvedimenti) piuttosto che dalla necessità di controllare i casi di Covid-19.

La paura è determinata, a sua volta, dalla consapevolezza della fragilità del sistema sanitario siciliano, e di quello trapanese in particolare, nonostante chi ne sia alla alla guida tenti di rappresentare una efficienza farlocca: i tamponi si effettuano con settimane di ritardo, gli esisti arrivano con altrettante settimane di ritardo, non è possibile effettuare (anche a proprie spese) i test per la verifica degli anticorpi perché i laboratori privati non sono autorizzati.
Nella farmacie mancano i più elementari strumenti di prevenzione personale: mascherine e disinfettanti.

In mezzo c'è una "comunicazione istituzionale" ambigua, autoreferenziale, spesso reticente, che invece di raccontarci cosa accade, si esercita in un retorico "state a casa" declinato nelle più bizzarre forme, nel tentativo, ormai evidente, di prendere tempo.

Sullo sfondo i disagi (e spesso i drammi) di chi ha perso il lavoro, di chi non può esercitarlo, di chi non sa quando potrà ritornare a farlo.

Ecco, questa è la peggiore politica, quella attendista, senza una strategia, incapace d'indicare una via d'uscita che non sia quella del "state a casa". Lo "state a casa" sì, serve a contenere i contagi, ma spesso serve anche a nascondere inefficienze, fallimenti, impreparazione.

Alcuni giorni fa il direttore del "Corriere della Sera" si augurava che alla fine di questa pandemia torni di moda la "competenza". C'è da augurarselo davvero. Magari a cominciare dalla politica.


Nino Ippolito