E’ iniziata la fase 2 per l’Italia che lentamente, dopo la messa in sicurezza del Paese cerca di ripartire. Ma se i tempi dilatati sono corretti per l’esigenza sanitaria e ritenuti quanto mai opportuni dalla politica che si affida giustamente alla scienza e ai medici per fronteggiare l’emergenza, purtroppo, sono deleteri per l’economia reale, con il commercio, il turismo e la produzione industriale ferme. Mentre gli altri paesi come Francia e Spagna riprendono le attività qui in Italia si è, invece, molto più cauti.
Mentre si aprono le librerie ed i negozi per i bambini, il che è giusto, nessuno fino a questo momento però tiene in considerazione i concessionari d’auto che contribuiscono al 3% del prodotto interno lordo dell’Italia e che muovono un altro 9% di pil visto che con l’automotive lo Stato incassa il 22% di IVA, che su 50 miliardi di fatturato sono tanti soldi per il rilancio del Paese.
Il settore della vendita delle auto potrebbe riaprire con tutti gli accorgimenti e in piena sicurezza, utilizzando la prenotazione degli appuntamenti e comunque, già di suo in un salone automobilistico i clienti non vanno a flotte e non ci sono code per farsi fare il preventivo dell’auto, nemmeno durante i sempre più consueti porte aperte del fine settimana. Inoltre i concessionari già per il 50% delle vetture che vendono, lavorano su appuntamento.
I concessionari italiani, dai giganti da oltre il miliardo di fatturato, a quelli a conduzione familiare, nonostante il periodo non facile hanno anticipato la chiusura per tutelare la salute dei collaboratori e hanno dimostrato la loro generosità contribuendo ad aiutare le strutture ospedaliere assicurando l’assistenza ai mezzi di soccorso, ambulanze in primis con le riparazioni fatte al prezzo dei costi di ricambi o gratuitamente. Continua a leggere qui su motoriedintorni.com