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16/04/2020 06:00:00

Marsala. La mafia e l’estorsione sui lavori a Porticella. Ecco com’è finita

 “Un subappalto” o un “contributo per il paese”. Era il tentativo di estorsione sui lavori di piazza Porticella, a Marsala.


E’ uno degli episodi finiti nell’operazione antimafia Visir, che tre anni fa stroncarono i tentativi di rinascita della cosca mafiosa lilibetana. Furono 14 le persone indagate a vario titolo per associazione mafiosa. Le cimici avevano scoperto gli affari tra i presunti mafiosi di Marsala e quelli di altre province.


Nei giorni scorsi è arrivata la condanna, emesse dal tribunale di Marsala, per quattro delle persone coinvolte nell’operazione. Si tratta di condanne pesanti, oltre 60 anni di carcere per reati che vanno dall’associazione mafiosa alla tentata estorsione, con lauti risarcimenti danni da corrispondere alle vittime del racket.
La pena più severa (19 anni di carcere) è stata sentenziata per Michele Giacalone,
imprenditore edile, di 50 anni, processato, oltre che di associazione mafiosa, anche per tentata estorsione in danno di un’altra impresa che si era aggiudicata l’appalto per il rifacimento di Piazza Marconi (Porticella) a Marsala.


A 16 anni è stato, invece, condannato Alessandro D’Aguanno, di 28 anni, e a 12 anni ciascuno Andrea Antonino Alagna, di 40, e Fabrizio Vinci, di 50, entrambi di Mazara del Vallo.
Gli altri dieci coinvolti nell’operazione “Visir” hanno scelto il rito abbreviato e l’11 luglio 2018 sono stati condannati, in primo grado, dal gup di Palermo Nicola Aiello ad oltre 114 anni di carcere.
Il tentativo di estorsione, dicevamo, riguarda l’appalto per la nuova piazza Porticella
e, da quanto emerso nel processo, è stato orchestrato ai danni della Billeci Immobiliare Srl.


Nel 2011, l’impresa di Borgetto si aggiudicò la gara d’appalto (base d’asta: circa 200 mila euro) bandita dal Comune di Marsala per la sistemazione di piazza Marconi. I lavori furono conclusi nel 2012. Il contestato tentativo di estorsione venne fuori perché i titolari dell’impresa sporsero denuncia.


Ed è stato Salvatore Billeci, in aula nel corso delle udienze del processo, a confermare che Giacalone gli chiese un sub-appalto dei lavori o comunque “un contributo per il paese”. Richieste che hanno fatto scattare l’accusa di tentata estorsione. Accusa che venne respinta dall’imprenditore marsalese, difeso dall’avvocato Luigi Pipitone: “Giacalone afferma di avere proposto alla Billeci Immobiliare di poter avere un sub appalto o di poter noleggiare i suoi mezzi, prima con una telefonata partita dai sui uffici, poi con un fax e poi lasciando un suo biglietto da visita al geometra dei Billeci, Pietro Rappa, sul cantiere di piazza Marconi”. E siccome, nonostante queste richieste di contatto non ricevette risposta, si rivolse alla Calcestruzzi Romano per riuscire ad avere un incontro. Ciò avvenne al Bar Sandokan, dove Michele Giacalone riuscì a parlare con uno dei fratelli Billeci (Salvatore), che però gli rispose che non avevano bisogno di alcun aiuto da parte di altre imprese. A questo punto, Giacalone avrebbe chiesto quantomeno “un contributo per il paese”, come sostenuto da Billeci. Anche questa richiesta fu respinta.


Infatti, il Giacalone era imputato perchè “...compiva atti idonei e diretti in modo non equivoco a costringere Billeci Salvatore (quale amministratore unico della Billeci Immobiliare Srl) ad affidare in subappalto alla Geral Immobiliare srl (riconducibile allo stesso Giacalone) una parte dei lavori di manutenzione della Piazza Guglielmo Marconi di Marsala”. Tale tentativo di estorsione sarebbe avvenuto da parte del Giacalone approfittando della forza intimidatrice scaturente dal vincolo associativo dell'organizzazione Cosa Nostra.
Michele Giacalone è stato condannato a complessivi 19 anni. Nel dispositivo della sentenza Giacalone è stato condannato anche al pagamento di un risarcimento danni di euro 30.000 in favore del Billeci Salvatore, costituitosi parte civile e difeso dall'Avv. Accardo Giuseppe, del Foro di Marsala, il quale dichiara: “Sono molto soddisfato delle statuizioni contenute nella sentenza di primo grado. Il Tribunale di Marsala ha fatto proprio l'impianto accusatorio della Pubblica Accusa, nonché i fatti denunciati dal mio assistito. Ovviamente attendiamo il deposito delle motivazioni della sentenza per fare ogni altra valutazione”.


Il Tribunale di Marsala, inoltre, ha condannato Giacalone a corrispondere la somma di 15.000 euro in favore del signor Billeci Francesco, socio della Billeci Immobiliare Srl ed euro 3.000 in favore dell'Associazione Libero Futuro Antiracket, entrambi difesi dall'Avv. Tolomeo Francesca, del Foro di Marsala, la quale ha dichiarato “Speravamo in questa sentenza, auspicavamo che il Tribunale di Marsala facesse proprie tutte le contestazione dell'accusa e la prospettazione dei fatti delle parti civili, che non si sono piegate al tentativo di estorsione. Oggi, con questa sentenza, ci riteniamo soddisfatti”.


Entrambi i procuratori ritengono corretto e giusto il risarcimento del danno morale patito dai propri assistiti. Infine, ha mostrato particolare soddisfazione Nicola Clemenza, punto di riferimento dell'Associazione Libero Futuro Antiracket in provincia di Trapani che dichiara“ Sono particolarmente contento dell'esito del processo “Visir” perchè come associazione abbiamo seguito le vittime sin dalla denuncia dei fatti e poi per tutto il lungo e faticoso percorso processuale. La storia dei fratelli Billeci deve essere portata ad esempio come storia di imprenditoria sana che non si piega alle richieste estorsive e che, anzi, non esita a denunciare, le combatte a viso aperto nelle aulee di Tribunale e vince”.