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21/04/2020 09:34:00

Immuni, tutte le polemiche sull’app che traccia gli italiani

 Polemiche su Immuni, la app non obbligatoria che dovrebbe tracciare gli italiani per arginare la diffusione del virus dai primi di maggio. Dopo che l’idea di limitare la libertà di movimento per chi non accetterà di installarla sul proprio telefonino è stata smentita dal governo, l’opposizione chiede delucidazioni sui dati: «Chi li gestisce? Dove vengono conservati? Di chi è la proprietà?».

Le rassicurazioni del ministro per l’Innovazione tecnologica e la digitalizzazione Paola Pisano («La privacy dei cittadini verrà garantita», «I dati verranno conservati in un cloud di mano pubblica») non basta neanche a Enrico Borghi (Pd) né a Antonio Zennaro (M5s) che hanno deciso di interpellare il Copasir.

La vicenda Immuni si sta ingrossando sulla base di scoperte e di retroscena che vanno ben oltre la diatriba politica. La sostanza è questa: il commissario all’emergenza Domenico Arcuri - su incarico della ministra per l’Innovazione Paola Pisano - ha affidato l’incarico di sviluppare la app alla società Bending Spoons, che oltre a essere finanziata anche dai cinesi, è sviluppata da ricercatori svizzeri, al punto che una parte dell’affaire potrebbe ricadere sotto la vigilanza di un governo - quello cantonale - che non appartiene alla Ue.

L’applicazione italiana «ha però come primi avversari proprio Google e Apple (il motto di quest’ultima è «what happens on your phone stays on your phone»). I due colossi, che stanno sviluppando anche una propria applicazione, ritengono la strada scelta dall’Italia [quella di inviare i dati a un server, ndc] troppo pericolosa. Tanto che la app a oggi rischia di non funzionare sui loro sistemi operativi, circostanza che in queste ore gli sviluppatori di Immuni stanno cercando di evitare. Dando, per esempio, rassicurazioni sul trattamento dei dati trasmessi al server che, assicurano, sarà sotto il controllo pubblico e si troverà in Italia. Anche se il soggetto che terrà il maxi archivio è ancora da scegliere» spiega Repubblica. 

Scrive Mattia Feltri sulla Stampa: "Ora siamo comprensibilmente perplessi per Immuni, la app da scaricare solo se si vuole (ma non è così vero, perché chi non vuole non potrà spostarsi liberamente) di modo che il governo tracci la nostra storia clinica e i nostri movimenti, e amministri la fase due scongiurando una ripresa dell’epidemia. Probabilmente ci fa paura che sia un’incombenza di Stato, ma ho il sospetto che se la app fosse stata lanciata da Facebook o da Apple come l’ultimo ritrovato della modernità per proteggere sé e gli altri, l’avremmo fatta nostra con lo spirito di chi vive col Sole in fronte".