Non è vero che per il coronavirus stanno scarcerando i boss mafiosi. E' una notizia falsa, alimentata da alcuni articoli poco chiari e dalle relative polemiche.
Sono stati scarcerati per motivi di salute due, solo due, boss, che erano al regime del 41 bis, cioè il carcere duro. Ma i domiciliari sono stati concessi non per il coronavirus, ma per "gravissimi problemi di salute", dai magistrati che hanno valutato il loro stato di salute. Tra l'altro, guardando proprio al coronavirus, il 41 bis, con le sue regole rigidissime e l'isolamento, è per i detenuti una sicurezza per non contrarre il virus.
Uno dei due boss rilasciati ai domiciliari è Francesco Bonura. Condannato in via definitiva nel 2012 per associazione mafiosa ed estorsione a 18 anni e 8 mesi di carcere, considerato uno dei colonnelli di Bernardo Provenzano, Bonura ha ottenuto gli arresti domiciliari dal tribunale di sorveglianza di Milano.
L'altro boss è invece Vincenzo Iannazzo, esponenente della 'ndrangheta, decisione presa “in relazione alla compatibilità del regime carcerario, rispetto alle condizioni di salute, e in considerazione dell’attuale emergenza epidemiologica”. Tutti elementi che lo rendono incompatibile con il regime carcerario. A Iannazzo, condannato in appello a 14 anni e 6 mesi di reclusione, la Corte d’Assise d’Appello di Catanzaro ha applicato il braccialetto elettronico: non può allontanarsi dalla propria abitazione senza autorizzazione dell’autorità giudiziaria e non può nemmeno effettuare comunicazioni in via telefonica, telematica, epistolare o Whatsapp, neppure con i propri familiari. Con l’avvertimento che, in caso di trasgressione, la custodia cautelare in carcere sarà essere ripristinata. Potrà allontanarsi dalla propria dimora – hanno deciso i giudici di Catanzaro – solo in caso “di effettiva urgenza sanitaria e previa chiamata di intervento al 112 o al 118, dando avviso ai carabinieri preposti al controllo”.
«Sostenere che alcuni esponenti mafiosi sono stati scarcerati per il decreto legge 'Cura Italia' non solo è falso, è pericoloso e irresponsabile. Si tratta infatti di decisioni assunte dai giudici nella loro piena autonomia che in alcun modo possono essere attribuite all’esecutivo». Lo scrive in un post su Facebook il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede, che definisce «particolarmente grave» in questo momento «la diffusione di notizie false».