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Compie oggi 58 anni Matteo Messina Denaro, boss mafioso di Castelvetrano, ultimo dei "Corleonesi", latitante dal 1993.
Capo del mandamento di Castelvetrano e rappresentante indiscusso della mafia in provincia di Trapani, risulta essere attualmente uno dei boss più potenti di tutta Cosa nostra, arrivando a esercitare il proprio potere ben oltre i confini della propria provincia, come in quelle di Agrigento e addirittura Palermo.
Dal 1993 lo hanno cercato dappertutto. Uno degli ultimi blitz riguarda un ospedale vicino Messina (ne abbiamo parlato qui).
Secondo un pentito, invece, vive in Veneto (qui l'articolo).
Diabolik, U siccu (il secco). Oppure Alessio, come si firmava nei pizzini ritrovati dagli investigatori nel covo di Binnu Provenzano, a Montagna dei Cavalli. Sono questi alcuni dei soprannomi con cui è conosciuto Matteo Messina Denaro, figlio del patriarca mafioso Ciccio, tra i latitanti più ricercati del mondo. E, secondo gli investigatori, uomo di punta di cosa nostra.
Matteo Messina Denaro è ritenuto responsabile di un numero imprecisato di esecuzioni e tra gli organizzatori del sequestro del piccolo Giuseppe Di Matteo - rapito per costringere il padre Santino a ritrattare le rivelazioni sulla strage di Capaci e poi strangolato e sciolto nell'acido dopo 779 giorni di prigionia. È nato nel 1962 a Castelvetrano, in provincia di Trapani. Il papà Francesco, don Ciccio, era il capo mandamento della zona. Da lui Messina Denaro ha imparato anche i segreti della latitanza: dopo anni di ricerche, l’uomo fu trovato solo nel 1998 - morto stroncato da un infarto - nelle campagne vicino al paese. Da allora ha comandato Matteo. Prima nella provincia di Trapani, poi in Sicilia. Fedelissimo di Totò Riina, dopo l'arresto del boss si è messo agli ordini di Provenzano, padrino con cui scambiava pizzini pieni di rispetto e di affetto, ma che in realtà seguiva solo in parte. Perché Messina Denaro preferiva l’azione. Poi, quando i boss sopra di lui sono caduti a uno a uno, Diabolik ha iniziato a contare sempre di più. Ed è diventato tra gli uomini più ricercati al mondo.
La sua latitanza è iniziata nell’estate del 1993. L’ultima volta è stato visto in vacanza a Forte dei Marmi insieme con i fratelli Filippo e Giuseppe Graviano. Poi nei suoi confronti è stato emesso un mandato di cattura per associazione mafiosa, omicidio, strage, devastazione, detenzione e porto di materiale esplosivo, furto e altri reati minori. E da allora Messina Denaro è irreperibile. Nessuna traccia. C’è chi assicura che vivrebbe in Sicilia, spostandosi di continuo. Chi parla di interventi chirurgici al viso e ai polpastrelli. Chi dice che è protetto dalla 'ndrangheta. Chi di volta in volta lo colloca sulle tribune di uno stadio o in una spiaggia all’estero.
Polizia e carabinieri più volte sono stati a un passo dalla cattura, ma finora è riuscito a farla franca, potendo contare su una fitta rete di protezione in Sicilia e nel Nord Italia. Non solo picciotti, ma anche gente che conta. Si sospetta che abbia legami persino con personaggi vicini ai servizi segreti, con i quali - come emerso da alcune indagini - avrebbe rapporti. Attorno al boss mafioso, ritenuto il più pericoloso in circolazione, polizia, carabinieri e guardia di finanza stanno facendo terra bruciata. In carcere, negli anni, sono finiti decine di fiancheggiatori e uomini d'onore che ne hanno garantito la latitanza, ma anche suoi familiari (come la sorella). Di lui, però, non c'è traccia. Il suo volto è immortalato in vecchie fotografie e identikit realizzati dagli investigatori immaginando i cambiamenti col trascorrere degli anni.
Difficile, comunque, distinguere il vero e il falso, la realtà e le leggende, in quello che di lui dicono informatori e pentiti. Boss della new generation, di Matteo Messina Denaro si racconta che ama il lusso, le donne, i viaggi, le auto, i vestiti. E i soldi, montagne di soldi che gli hanno permesso di fare il salto da Castelvetrano ai salotti che contano. Insomma, Matteo U siccu sarebbe lontano anni luce dallo stereotipo del capomafia semi-analfabeta, che mangia pane e cicoria, che si nasconde in tuguri sotterranei in chissà quale rudere sperduto di campagna.
Quel che sorprende più di tutto gli inquirenti è l'immenso tesoro accumulato dal boss. Miliardi di euro, frutto di attività illecite in ogni campo, che hanno fatto di Matteo Messina Denaro uno tra i mafiosi più abili nella gestione dei proventi criminali. Negli ultimi anni, gli investigatori hanno sequestrato centinaia di beni mobili e immobili riconducibili al latitante. I suoi interessi spaziavano e spaziano dalle grande distribuzione organizzata all'edilizia.