Nell’articolo 1 del Decreto del presidente del Consiglio dei ministri che entrerà in vigore il 4 maggio è scritto che si potrà andare a fare visita ai «congiunti», indossando la mascherina e mantenendo la distanza di almeno un metro.
Si è creato un gran caos intorno al termine «congiunti», tanto che Palazzo Chigi ieri ha chiarito che per «congiunti» s’intendono «parenti e affini, coniuge, conviventi, fidanzati stabili, affetti stabili».
Mario Ajello sul Messaggero precisa che dagli “affetti stabili” gli amanti sono esclusi. E però: «Basta che il fedifrago o la fedifraga, nel caso la polizia li fermi per la strada, dica che va a trovare la suocera».
«Cosi il ridicolo rende tambureggiante l’autobiografia collettiva, in un pomeriggio trascorso a ritracciare i confini fino al sesto grado di parentela, a ricomprendere le eccezioni degli affetti stabili, con o senza implicazioni erotiche, di qualsiasi natura e costanza, sicché finirà che si potrà andare dove si vuole, in una entusiasmante dimostrazione della tesi secondo cui un popolo ha il governo che si merita, e il governo si merita il suo popolo» scrive Mattia Feltri sulla Stampa.
•
«In realtà il termine “congiunti” non fa parte del vocabolario giuridico (tranne che nel Codice penale, articolo 307, che si riferisce al concetto civilistico di parenti e di affini). Il Codice civile conosce i “parenti” e gli “affini” mentre la legge 76/2016 ha introdotto la nozione di soggetti partecipi di una “unione civile” e la nozione di “conviventi di fatto”. La parola, quindi, è tanto magica per spezzare l’isolamento quanto “equivoca” per il diritto» scrive Il Sole.
•
«Non si possono raggiungere le seconde case, tranne, mi sembra di aver capito, ci sia qualche presidente di Regione che lo sta ipotizzando» (la ministra delle infrastrutture e trasporti Paola De Micheli a La vita in diretta su Raiuno).