Farina e packaging fatto e imposto dalla mafia. A gestire il racket delle estorsioni che rimangono la fonte principale di guadagno per i boss dell'Acquasanta c'era l'uomo di riferimento e braccio operativo della famiglia Fontana, Giovanni Ferrante, arrestato martedì a Palermo nel corso dell'operazione "Mani in pasta", che ha portato a 91 arresti e al sequestro di beni per circa 15 milioni di euro.
Oltre alla classica estorsione, a bar, panifici, pizzerie si imponeva la farina del Molino Bonura, che era riconducibile al Ferrante e al fratello Michele. Ma non solo farina, i due imponevano a macellerie, gelaterie e rosticcerie, il packaging della G-Pack, l'azienda a loro riconducibile.
Una quindicina almeno le aziende costrette a rifornisi della farina del Mulino Bonura. «Se la deve prendere, non provarla», diceva nel 2016 Giovanni Ferrante riferendosi al titolare del panificio Bonomolo di via Ruggero Loria. A chi si rifiutiva di prendere la farina, il Ferrante faceva trovare la colla nella serratura. In un'altra conversazione Ferrante diceva così ai suoi: «I sacchi glieli devi scaricare lì davanti e se non li prendono abbuscano».