In appello, il procuratore generale ha chiesto la conferma delle condanne per i componenti dell’organizzazione dedita al traffico di migranti, tra la Tunisia e le coste siciliane, sgominata nel 2017.
In primo grado, sei condanne e sei assoluzioni erano state inflitte dal Gup del tribunale di Palermo Annalisa Tesoriere nell’ambito del processo scaturito dall’operazione – condotta dalla Direzione distrettuale antimafia – denominata Scorpion Fish.
Sette anni e quattro mesi erano stati inflitti a Jabranne Ben Cheikh, 29 anni, ritenuto il capo dell’organizzazione criminale. Stessa pena per Chiheb Hamrouni, di 27. A sei anni e 8 mesi, invece, erano stati condannati Tarek Ben Massoud, di 30 anni, e i marsalesi Salvatore e Angelo Allegra, fratelli, pescatori, rispettivamente di 55 e 49 anni. Tre anni e 4 mesi, infine, per la fiorentina Simonetta Sodi, 56 anni, compagna di Ben Cheikh. L’operazione portò alla luce anche un vasto contrabbando di sigarette. I gommoni utilizzati per il trasporto dei migranti facevano base in un porticciolo turistico di fronte il quartiere popolare Sappusi, alla periferia di Marsala.
I sei imputati assolti sono Mongi Ltaief, di 46 anni, difeso dall’avvocato Luisa Calamia, Anis Beltaief, di 30, Hamadi El Gharib, di 43, Michele Graffeo, di 54, di Marsala, difeso da Salvatore Fratelli, Pietro Bono, di 64, di Menfi, e Giovanni Manoguerra, di 43, trapanese, uno dei presunti scafisti, difeso da Giacomo Lombardo. A difendere i dodici imputati, oltre agli avvocati Calamia, Fratelli e Lombardo, anche i legali Fabio Sammartano, Carmine D’Agostino, Giuseppe Sodano, Raffaele Bonsignore, Giuseppe Tumbiolo, Giuseppe Accardo, Stefano Pellegrino, Francesca Favata, Romina Ferrari e Accursio Gagliano. La sentenza è prevista per giovedì prossimo