La Corte d’assise d’appello di Palermo (seconda sezione, presidente Angelo Pellino) ha confermato, con alcuni sconti di pena, le condanne inflitte, con rito abbreviato, il 20 dicembre 2018, dal giudice delle udienze preliminari di Palermo Annalisa Tesoriere a sei dei dodici imputati, italiani e tunisini, del processo scaturito dall’operazione “Scorpion Fish” (traffico migranti e contrabbando di sigarette estere), portata a termine da Dda e Guardia di finanza il 6 giugno 2017.
In appello, la pena più severa, sei anni e 8 mesi di carcere più 100 mila euro di multa, è stata sentenziata per Jabranne Ben Cheikh, 30 anni, presunto capo dell’organizzazione criminale, che in primo grado era stato condannato a 7 anni e 4 mesi. Stessa pena era stata inflitta a Chiheb Hamrouni, di 28 anni, a cui adesso la condanna è stata ridotta a sei anni e mezzo di carcere più 116,666 euro. Ridotte le pene anche a Tarek Ben Massoud, di 32 anni (da sei anni e 8 mesi a cinque anni e 10 mesi più 100 mila euro di multa), e alla 58enne fiorentina Simonetta Sodi, compagna di Ben Cheikh (da 3 anni e 4 mesi a 2 anni e mezzo). E’ stata, invece, confermata la pena inflitta in primo grado (sei anni e 8 mesi di carcere) per i marsalesi Salvatore e Angelo Allegra, fratelli, pescatori, rispettivamente di 56 e 50 anni. Secondo l’accusa, l’organizzazione criminale italo-tunisina gestiva viaggi di “lusso” per migranti tra Capo Bon e le coste della Sicilia occidentale su gommoni superveloci, sui quali venivano trasportate anche sigarette di contrabbando. I gommoni partivano da un porticciolo turistico di fronte il quartiere popolare Sappusi, alla periferia di Marsala. Viaggi a basso rischio e a prezzi molto alti (fino a 3 mila euro a persona) per piccoli gruppi di extracomunitari che, arrivati sulle coste siciliane, venivano prelevati e portati in abitazioni dove potevano rifocillarsi, lavarsi e avere vestiti nuovi. I sei imputati assolti dal gup Tesoriere furono Mongi Ltaief, di 48 anni, difeso dall’avvocato Luisa Calamia, Anis Beltaief, di 31, Hamadi El Gharib, di 45, Michele Graffeo, di 56, di Marsala, difeso da Salvatore Fratelli, Pietro Bono, di 66, di Menfi, e Giovanni Manoguerra, di 44, trapanese. Quest’ultimo, accusato di essere uno degli scafisti, è stato difeso da Giacomo Lombardo. Il 6 aprile 2018, sempre davanti al gup Tesoriere, avevano patteggiato la pena Felice Montalbano, 61 anni, di Menfi, e Nabil Ben Ahmed, detto “Angelo l’italiano”, di 40, fino all’arresto residente a Marsala (nel quartiere Amabilina). Il primo è stato condannato a 3 anni, 6 mesi e 20 giorni di reclusione, mentre il secondo a 3 anni e 4 mesi.