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13/06/2020 06:00:00

Antimafia: Borrometi e i suoi misteri. Il poliziotto, la pen drive, il giornalista e ... 

 “Chi di spada ferisce, di spada perisce”, recita l’antico detto popolare. Così, Paolo Borrometi risponde agli insistenti e martellanti attacchi da parte di chi, da mesi, mette in discussione la narrazione sui presunti attentati subiti che gli sono valsi, oltre al servizio di scorta, una posizione di rilievo nel mondo dell’antimafia regionale e nazionale e una carriera inarrestabile nel giornalismo. 

Insieme al Vice Questore Aggiunto della Polizia di Stato  (già Dirigente della Squadra Mobile di Ragusa) Antonio Ciavola, Borrometi presenta quindi un esposto contro il deputato regionale Pippo Gennuso, la signora Valeria Micalizzi (dipendente della Sala Bingo Adda dei fratelli Corrado e di Gennuso) e il giornalista Pino Guastella, direttore del sito ‘Diario1984’.

Al centro della vicenda c’è la registrazione di un colloquio intrattenuto il 14 febbraio scorso tra Valeria Micalizzi e l’Ispettore di Polizia di Vittoria in pensione, Giuseppe Modica. 

Il colloquio è stato trascritto e allegato ad un esposto presentato alla Procura di Ragusa da Valeria Micalizzi. La sua trascrizione è stata successivamente pubblicata su ‘Diario 1984’ all’insaputa dell’ex ispettore.

Le indagini sulla querela presentata da Borrometi hanno portato giorni fa ad una perquisizione. “Rilevata la necessità di acquisire definitivi elementi di prova circa il ruolo di Micalizzi Valeria - si legge nel Decreto di Perquisizione - circa la partecipazione delle condotte diffamatorie, segnatamente a quelle consumate ai danni di Borrometi Paolo, di soggetti terzi che, eventualmente, attraverso dazione o promessa di denaro od altra utilità, possano aver istigato o determinato la consumazione di reati, anche attraverso la diretta redazione dei pezzi di volta in volta pubblicati, ciò anche considerando l’accanita continuità, non coerente con lo stile storico della testata ‘Diario 1984’, con cui sono stati pubblicati una lunghissima serie di articoli aventi sempre lo stesso tema e obiettivo, circostanza sintomatica della possibile esistenza di un concorrente-mandante dell’aggressiva campagna stampa ai danni del giornalista Paolo Borrometi”, il Procuratore della Repubblica Aggiunto di Siracusa,  Fabio Scavone, ha perciò disposto la perquisizione locale e personale dell’on. Pippo Gennuso, indicato da Valeria Micalizzi quale detentore della registrazione originale del colloquio tra lei  e Modica. 

Mentre gli inquirenti aretusei indirizzano le indagini sul ruolo dell’on. Pippo Gennuso, della signora Valeria Micalizzi e del giornalista Pino Guastella relativamente alle attività di discredito nei confronti di Paolo Borrometi, ai colleghi ragusani toccherà invece accertare la fondatezza delle dichiarazioni rilasciate a sua insaputa dall’Ispettore Giuseppe Modica a Valeria Micalizzi.

Al di là delle considerazioni personali, poi divulgate senza censura da Pino Guastella sul sito  ‘Diario 1984’, le confidenze dell’Ispettore Modica porterebbero a una pen drive creata allorquando iniziò a subire mobbing - a suo dire - nel commissariato dove prestava servizio. Questa pen drive custodirebbe le prove che l’aggressione del 16 aprile 2014 di cui Paolo Borrometi ha riferito non è andata come sino ad oggi è stata raccontata.

Tra questi file, si troverebbe anche il referto del Pronto Soccorso dell’Ospedale di Modica su quell’aggressione che riporterebbe una cosa da niente: 10 giorni di prognosi per una lesione alla spalla, nessun livido che potesse dimostrare i pugni e i calci denunciati e nessuna grave lacerazione che potesse giustificare la pozza di sangue in cui il giornalista antimafia  dice di essersi ritrovato. 

Sarà vero?

A lussare la spalla di Borrometi sarebbe stato il giardiniere del padre. Ed è quello che il poliziotto in pensione riporta a sua volta alla sua interlocutrice. La sua pen drive, per deduzione logica, potrebbe inoltre custodire anche le intercettazioni (la cui trascrizione negli atti ufficiali è stata negata al poliziotto in pensione dai suoi superiori, stando alle dichiarazioni dell’Ispettore di Polizia in pensione) che dimostrerebbero questa ipotesi. 

Così, mentre l’on. Pippo Gennuso spiega di avere consegnato la registrazione che tuttavia era già agli atti, sfugge all’attenzione generale il poliziotto in pensione con la sua pen drive. Possibile che gli inquirenti non abbiano ancora acquisito il supporto informatico per accertare la veridicità delle sue dichiarazioni? 

Dopo la nota presentata in Commissione Regionale Antimafia sulla richiesta di chiarimenti circa l’aggressione, l’attentato incendiario e il fallito attentato con autobomba che lo stesso Procuratore Carmelo Zuccaro conferma essere  “un’interpretazione del giornalista, tutt’altro che campata in aria, ma comunque non suffragata da altri riscontri”, forse quella pen drive fornirebbe una svolta alle indagini ferme al 2014 senza colpevoli.  E metterebbe a tacere le maldicenze su Borrometi. 

Nelle scorse settimane anche il presidente Claudio Fava ha sollevato diversi dubbi sulle attività giornalistiche di Paolo Borrometi a margine dell’attività di inchiesta sul sistema dei rifiuti in Sicilia. Dai dubbi si è passati alla polemica, dalle polemiche alla querele. Anche lì, tanti dubbi da sciogliere. 


Debora Borgese