"Le associazioni firmatarie ripudiano la mafia, in tutte le sue manifestazioni e articolazioni e si impegnano a rifiutare, respingere e denunciare ogni tentativo di infiltrazione criminale collaborare in costante raccordo con le forze dell’ordine e con le autorità preposte al controllo del territorio, operare in linea con l’obiettivo di prevenzione e contrasto del fenomeno mafioso e/o criminale, associare al proprio interno solo aziende che dichiarano di non pagare il pizzo, avvalersi solo di fornitori che non pagano il pizzo, di soggetti cioè che dichiarano di essere liberi da ogni forma di giogo mafioso o altro condizionamento criminale, diffondere la conoscenza del Manifesto tra le imprese, promuovere l’adesione al Manifesto, monitorare il livello di partecipazione, vigilare sul rispetto degli impegni assunti dalle imprese aderenti, favorire la collaborazione tra quest’ultime e le autorità ispettive e di controllo".
E' questo il manifesto di chi dice "No al pizzo, alla mafia e all'usura". 90.000 imprese siciliane scelgono di fare fronte comune contro il crimine.
Un impegno ancora più forte nel post Covid, con le imprese che sono a rischio minaccia da parte della criminalità in modo ancora più pressante. Il manifesto della resistenza dell’impresa: dieci punti vincolanti per tutte le associazioni che hanno aderito e che hanno scelto di andare avanti insieme, dagli industriali alle cooperative, dagli artigiani ai commercianti, dalla piccola industria ai costruttori.
I firmatari del Manifesto #iononpagoilpizzo – no al racket, no all’usura, sì alla libertà. Sono Sicindustria, Legacoop Sicilia; Confcommercio Sicilia; Confesercenti Sicilia; Confcooperative Sicilia; Unci Sicilia; Agci Sicilia; Unicoop Sicilia; Confapi Sicilia; CNA Sicilia; Casartigiani Sicilia; Conflavoro PMI Sicilia; Ance Sicilia, Confartigianato Sicilia; Confimprese Sicilia