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22/06/2020 06:00:00

Triscina. Abusive anche le case di “Volpe e Quartana”, delibera del 2011 da revocare

 Le case abusive da demolire sono di più.

Molte di più dell’elenco di 85 fissato durante il periodo di amministrazione straordinaria, in seguito allo scioglimento per mafia del comune.

E anche se non si conosce ancora il numero esatto, la terna commissariale presieduta dal viceprefetto Salvatore Caccamo, aveva già tracciato il solco nel quale le future amministrazioni comunali avrebbero dovuto muoversi per applicare quelle norme che nessuna leggina regionale ha mai potuto cancellare.

Per esempio attraverso una comparazione di foto aeree, idea che in questi lunghi decenni non era venuta in mente a nessun politico castelvetranese, sono saltate fuori altre 273 case che nel 1978 non c’erano. Case da demolire, perché successive al vincolo di inedificabilità assoluta del 1976, anche se sulla carta molte risultano costruite prima e poi “regolarmente” sanate.  

 

“Immobili grigi”, che ricadono anche all’interno delle lottizzazioni Volpe e Quartana.

Lottizzazioni mai riconosciute dalla Regione Siciliana e quindi soggette, come tutte le altre, alla stessa norma di inedificabilità assoluta entro i 150 metri dalla battigia.

Insomma, anche in quel caso, tutti gli immobili realizzati entro quella fascia dopo l’entrata in vigore della legge nel 1976, rientrerebbero a pieno titolo tra gli edifici da abbattere.

E varrebbe a poco anche la questione sulla cosiddetta “saturazione urbanistica”, che per i non addetti ai lavori forse si può semplificare col fatto che nel corso del tempo il comune vi ha realizzato strade, marciapiedi ed illuminazione pubblica.

 

Ma il comune di Castelvetrano, nel 2011 queste lottizzazioni aveva provato a farsele riconoscere dalla Regione Siciliana con una specie di sanatoria amministrativa: con una  delibera consiliare ne aveva battezzato l’efficacia ed aveva inviato una nota al Dipartimento regionale.

Ma il dirigente generale del servizio aveva risposto picche, spiegando che quanto deciso con quella delibera “non può costituire presupposto giuridicamente rilevante per poter assumere decisioni di sanabilità per le costruzioni abusive ricadenti all’interno delle lottizzazioni…” e che i responsabili dei relativi procedimenti “devono tenere conto esclusivamente delle disposizioni di legge statali e regionali”.

 

Insomma, una sonora bocciatura, in base alla quale la Commissione straordinaria aveva inviato nel 2019 una nota agli uffici del comune competenti affinché esaminassero le problematiche di legittimità urbanistico-edilizia di queste lottizzazioni: nessuna risposta.

E allora, prima di concludere la loro amministrazione, deliberarono con i poteri di Giunta un atto di indirizzo al consiglio comunale, affinché revocasse quella delibera del 2011 che attribuiva efficacia a quelle lottizzazioni in realtà “formate in assenza di strumento urbanistico generale”.

 

E se è vero che la competenza di approvare le lottizzazioni è del consiglio comunale, è anche vero che “Volpe e Quartana” erano nate decenni prima, quando non c’era alcun piano regolatore.  

E senza piano regolatore quella presa d’atto, fatta ora per allora, non si poteva fare.

Molti di quegl’immobili “grigi” che stanno dentro queste lottizzazioni, non sono solo case del padre di famiglia realizzate con i sacrifici di una vita. Lì dentro ci sono anche i villini di ex politici, professionisti ed imprenditori, che non sono mai comparsi nei servizi televisivi nazionali sull’abusivismo.

Ecco, le loro sicurezze erano appese ad un filo, che la Regione siciliana aveva già tagliato dal 2012.

Le lottizzazioni Volpe e Quartana, contrariamente a quello che alcuni vogliono far credere, non sono state rese inefficaci da una delibera di giunta della commissione straordinaria.

Anche quelle sono nate abusive e tali restano, nonostante il tentativo di condono mascherato del 2011.

Al consiglio comunale non rimane altro che revocare quella delibera, evitando di avvitarsi in dibattiti infiniti, contornati da pareri tecnici o giuridici che servirebbero davvero a poco in assenza di quel condono tombale dell’Ars, che non è mai arrivato.

Nel prossimo futuro, coloro che fino ad oggi sono rimasti nelle retrovie, sicuri di avere la propria casa al riparo dall’avanzare delle demolizioni, potrebbero non dormire più sonni tranquilli.

Anche perché ci si chiede se anche le sanatorie delle case che stanno al di fuori della fascia di inedificabilità assoluta dei 150 metri potranno mantenere ancora la loro validità.

 

Il presidente dell’associazione degli abusivi Triscina Sabbia d’Oro, Biagio Sciacchitano, durante l’ultimo periodo di amministrazione commissariale del comune, aveva chiesto di annientare il marciume che si annida all’interno della pubblica amministrazione.

E soprattutto di “accertare la legalità delle lottizzazioni Volpe e Quartana”.

Ma la loro legalità, anzi la loro illegalità, era già stata accertata nel 2012 dalla Regione Siciliana.

Oggi, dovrebbe occuparsene anche il consiglio comunale, proprio in base a quell’atto di indirizzo della commissione straordinaria.

Fino ad ora però, c’è soltanto la richiesta di una parte dell’opposizione per una commissione di indagine che verifichi la correttezza degli smaltimenti dei rifiuti relativi alle case demolite.

 

Egidio Morici