Le ultime rivolte dei carcerati in tutta Italia hanno mostrato che di cellulari dietro le sbarre ne circolano parecchi. Alcuni detenuti infatti mentre le proteste devastavano le celle e i vari reparti, ripresero quelle immagini poi finite su tutti i giornali. La domanda è: come fanno a eludere i controlli, farsi passare sim e telefonini all'interno per poi usarli per comunicare con l'esterno?
La risposta è arrivata ieri dal carcere di Avellino. Come mostrano le immagini del Giornale.it, infatti, nella casa i circondariale i baschi azzurri hanno intercettato una quantità incredibile di oggetti "vietati" nascosti nel doppiofondo di una batteria di pentole. Il pacco postale era destinato ad un "ospite" del reparto di alta sicurezza. "All'interno - rivela il segretario nazionale SAPPE della Campania Emilio Fattorello - erano ben occultati 25 telefonini: 19 micro telefonini, 4 smartphone e addirittura due apparecchi satellitari".
Lo stratagemma, non c'è che dire, era laborioso. "L’ingresso o il tentato ingresso di cellulari nella carceri della Campania è un flusso continuo ed il fenomeno non viene contrastato in maniera adeguata dall’Amministrazione né dal legislatore - continua Fattorello - l'indebito possesso ed introduzione di tali apparecchi non configurano, infatti, precise ipotesi di reato, come invece dovrebbe, ma restano semplici violazioni amministrative ai regolamenti interni per un semplice possesso di oggetti non consentiti. Inutile ribadire per l’ennesima volta che l’utilizzo dei telefonini da parte dei detenuti, soprattutto quelli appartenenti alla criminalità organizzata, può alimentare e favorire le varie attività criminose dettate dall’interno all’esterno delle carceri”.
Il problema non è, ovviamente, che i carcerati giochino a snake col cellulare o si vedano video su youtube. Il problema è che spesso vengono usati per comunicare all'esterno. Per questo Donato Capece, segretario generale del Sappe, spiega che “sulla questione relativa all’utilizzo abusivo di telefoni cellulari e di altra strumentazione tecnologica che può permettere comunicazioni non consentite è ormai indifferibile adottare tutti quegli interventi che mettano in grado la Polizia Penitenziaria di contrastare la rapida innovazione tecnologica e la continua miniaturizzazione degli apparecchi, che risultano sempre meno rilevabili con i normali strumenti di controllo. Ma va previsto anche uno specifico intervento legislativo che punisca severamente coloro che detengono telefoni cellulari in carcere, prevedendolo come reato”.