Sono arrivati a quota 49 i casi di positività al Covid nel focolaio emerso nei quattro Palazzi ex Cirio di Mondragone, comune del litorale casertano da lunedì diventato zona rossa. Le persone infettate sono quasi tutte bulgare, tutte asintomatiche, arrivate in Italia per trovare lavoro soprattutto come braccianti nelle coltivazioni del Casertano e del Basso Lazio. Alcune di loro hanno fatto perdere le tracce. Ieri mattina un gruppo di questi braccianti ha cercato di forzare la zona rossa per andare a lavorare e, su invito del presidente campano De Luca, la ministra Lamorgese ha inviato un contingente dell’Esercito per monitorare la situazione.
«Una piccola folla di italiani si raduna alle porte della zona rossa presidiata da polizia, carabinieri ed esercito. Una delegazione di associazioni prova a mediare, propone di censire gli abitanti dei palazzi della ex Cirio e di avviare un risanamento della zona, contrastando il caporalato e il lavoro nero. Il governatore De Luca tiene un incontro in prefettura con i vertici di polizia e carabinieri. Sul terreno l’equilibrio si spezza dopo alcuni minuti di provocazioni reciproche tra le due fazioni. I bulgari in quarantena affacciati ai balconi, gli italiani in strada. Cori ostili dal basso, gestacci dall’alto. Poi da un balcone al terzo piano vengono lanciate due sedie di legno. È il caos. Per reazione viene sfondato il vetro di un furgoncino e divelta la targa di un’auto in sosta, poi portata come un trofeo al grido di “Mondragone siamo noi”. Il lancio di oggetti colpisce un poliziotto, che rimane ferito alla testa e sarà medicato in ospedale con una prognosi di quaranta giorni. Tra la folla c’è di tutto. Si nota qualche maglietta con il simbolo ultras, si agita qualche esponente della destra locale. Ma quando i manifestanti si spostano sulla statale Domitiana, e la bloccano in segno di protesta, ci sono anche ragazze giovanissime e madri di famiglia». Questo il racconto di Repubblica.
Scrive Matteo Feltri su La Stampa:
I braccianti di Mondragone, Caserta, vengono quasi tutti da Novi Zagora, Bulgaria. Sono arrivati in Italia coi caporali e dietro la promessa di buoni guadagni. Vivono in appartamenti occupati dei grandi, fatiscenti palazzi ex Cirio, da cui discendono prima dell’alba, alle quattro e mezzo, per essere trasportati coi furgoni nei campi dei possidenti italiani a raccogliere fagiolini. La paga oscilla fra i due e i quattro euro l’ora, per gli uomini perlomeno. Le donne prendono una tariffa più bassa, fra uno e due euro. Siccome non possono lasciare a casa i bambini, talvolta portano nei campi anche loro. I bambini però non sono forti né resistenti, e così si scende a cinquanta/settantacinque centesimi l’ora. Normalmente si lavora sette o otto ore, ma se il raccolto è ricco si arriva a dodici e i braccianti bulgari arrotondano un po’ e sono contenti. La paga è distribuita alla sera. In una giornata fruttuosa marito e moglie riescono a tirare su quaranta o cinquanta euro a cui i caporali sottraggono una quota per sé, una per il trasporto in furgone, una per l’affitto delle case occupate. Da tempo i sindacati denunciano lo sfruttamento – o lo schiavismo – e, siccome non ne cavano nulla, vanno alla mattina fuori dai palazzi, perlomeno a distribuire bottigliette d’acqua e berretti per proteggersi dal sole. Ora nei palazzi è scoppiato un focolaio di Covid: vietato entrare e uscire. Ma i bulgari escono lo stesso perché se non lavorano non mangiano. Gli abitanti di Mondragone si sono ribellati e ne è scaturita una guerriglia. Allora il governo italiano, che ha tanto a cuore la legalità, ha deciso di mandare l’esercito: dai palazzi non si esce, perdìo.
•
È scoppiato un focolaio anche alla Bartolini di Bologna. Sono risultati positivi almeno 64 tra dipendenti, collaboratori e familiari. Due i ricoverati. L’azienda di consegne ha chiuso i magazzini di via Roveri a scopo precauzionale e ha detto di aver già effettuato i tamponi su 400 lavoratori. Secondo il sindacalista di SiCobas Simone Carpeggiani ci sono due positivi anche tra i lavoratori di Dhl, due in Tnt e due in Pelletways, tutte aziende di consegna merce. «È una cosa grossa, la situazione sta peggiorando. Parliamo di almeno mille persone, siamo preoccupati: anche perché nessuna di queste aziende ha chiuso» ha detto il sindacalista.
•
Un focolaio s’è sviluppato anche in una rsa genovese. Sono 12 i positivi.