51mila euro e rotti. E' il compenso erogato il 30 Giugno dalla Regione Siciliana per il manager che si è occupato di gestire, dal punto di vista sanitario, l'emergenza (che poi tanta emergenza alla fine non è stata ...) coronavirus in Sicilia. Tutti questi soldi per soli tre mesi di incarico, dato che il provvedimento è datato 31 Marzo.
Ma c'è di più, perché il manager in questione è Antonino Candela, proprio lui, il super manager della sanità pubblica siciliana arrestato per corruzione lo scorso 21 Maggio (ne abbiamo parlato qui).
Solo che dall'arresto ad oggi, nonostante sia stato, diciamo così, "impossibilitato" a lavorare, nessuno ha pensato bene di rimuovere Candela dal suo incarico, e la pazza burocrazia regionale, a termine del contratto di collaborazione, quasi per metà passato agli arresti, ha pensato bene, con una celerità insolita, di emettere il provvedimento di liquidazione. Lo potete leggere cliccando qui.
Ricordiamo che secondo gli inquirenti, Candela – che ha 55 anni e che è stato in passato commissario straordinario e direttore generale dell’ASP 6 (l’Azienda Sanitaria Provinciale) di Palermo – sarebbe stato al centro di un sistema di corruzione che avrebbe coinvolto faccendieri, imprenditori e pubblici ufficiali «che avrebbero asservito la funzione pubblica agli interessi privati, in modo da consentire di lucrare indebiti e cospicui vantaggi economici nel settore della sanità pubblica». Gli inquirenti hanno riscontrato comportamenti corruttivi in alcune gare indette dalla Centrale Unica di Committenza della Regione Siciliana e dall’ASP 6 di Palermo per un valore di quasi 600 milioni di euro.