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13/07/2020 07:25:00

In Sicilia sono ricominciati gli sbarchi

 In Sicilia sono ricominciati gli sbarchi.

Contatti sono in corso, a quanto si apprende, tra Viminale e Protezione civile per mettere a disposizione un’altra nave (oltre a quella dislocata a Porto Empedocle, la Moby Zazà) da collocare tra Calabria e Sicilia e da destinare alla quarantena dei migranti positivi che sbarcano sulle coste italiane, dopo l’impennata di arrivi degli ultimi giorni.

Ieri il governatore Nello Musumeci aveva chiesto lo stato d’emergenza.

«Apprendo che il ministro dell’Interno Lamorgese, dopo il nostro sopralluogo di ieri, sarebbe stata costretta a telefonare al sindaco di Lampedusa per rassicurarlo. Mi fa piacere perché evidentemente ritiene, come in effetti è, di essere dalla parte del torto. Ma dovrebbe anche spiegare quale strategia intende adottare per garantire la sicurezza dei siciliani», dice Musumeci.

«Noi ieri abbiamo mandato su quell'isola - aggiunge - test sierologici e tamponi e domani imbarcheremo sempre verso le Pelagie una macchina per processare i tamponi in 20 minuti. A proposito, ci dica il ministro se sono stati utilizzati i tamponi prima di trasferire i migranti da una parte all’altra della Sicilia. Se così non fosse sarebbe grave. E ancora non mi è chiaro: il governo Conte delibera o no lo stato di emergenza per Lampedusa, come chiesto dal Comune e dalla Regione?»

«Ed ancora, possiamo finalmente conoscere quale protocollo il ministro dell’Interno ritiene debba essere seguito per tutelare migranti e cittadini? Ad esempio: domattina arriverà una nave a Pozzallo, con 60 migranti. Chi farà i tamponi? Dove faranno la quarantena? Il silenzio di Roma con chi ha la responsabilità costituzionale di tutelare la salute dei siciliani è diventato insopportabile e viola il principio di leale collaborazione cui anche il premier Conte dice di uniformarsi. O si concorda - sul piano sanitario - ogni azione con la Regione o non siamo più disponibili ad essere chiamati solo a supplire le gravi omissioni del governo centrale. Si diano una regolata!» conclude Musumeci.

Ecco cosa scrive La Stampa:

Da giovedì a ieri a Lampedusa sono arrivati più di mille migranti. Con gommoni, barchini, barconi, in piccoli gruppi o a centinaia su una stessa imbarcazione. Se si eccettuano le due partite dalla Libia, tutte le altre provenivano dalla Tunisia. Sull'isola, ancora sabato, in 600 erano nell'hotspot che dovrebbe contenere 96 persone. Ieri sera la situazione è migliorata perché man mano che arrivavano gli esiti dei tamponi anti-Covid, finora tutti negativi, i migranti sono stati imbarcati sulle due navi traghetto che ogni giorno collegano l'isola delle Pelagie a Porto Empedocle, e anche sulle motovedette militari, per essere trasferiti nei centri di accoglienza di Sicilia, Calabria e Puglia. Il procuratore aggiunto di Agrigento Salvatore Vella, il pm che segue le inchieste sugli sbarchi, lo aveva previsto settimane fa: «Questa estate avremo numeri importanti e i migranti arriveranno quasi tutti a Lampedusa dalla rotta tunisina; sembra di essere tornati a qualche anno fa». Che non vuol dire si tratti solo di tunisini, che pure da anni restano il gruppo più numeroso: solo quest'anno, duemila degli ottomila arrivati in Italia.
Perché tutti adesso? Il mare calmo, anzitutto; unico, vero «pull factor» al posto di quello addebitato alle navi Ong. Solo che in questi giorni di navi Ong in mare non ce ne sono perché o sotto sequestro o in quarantena o in manutenzione. E poi c'è la crisi sociale ed economica in Tunisia, uno dei pochi paesi africani con cui l'Italia ha un accordo di collaborazione per la gestione dei migranti ma che fatica a stare dietro le tante partenze. Anche ieri ne ha bloccate diverse, almeno 5 per un totale di 200 persone. Ma nel frattempo a Lampedusa arrivavano le ultime 107 su tre diverse imbarcazioni; altre 30 su due barchini erano arrivate nella notte. Un flusso costante che dal 9 luglio a ieri sera non si è mai fermato. Lampedusa dista appena 200 km dalle coste della Tunisia, da Zarzis, da Sfax e dalle isole Kerkennah da dove prendono il mare molti dei barchini.
Lo sanno bene pure i trafficanti libici che, anche secondo gli investigatori agrigentini, hanno in parte trasferito le loro attività in Tunisia adattandole alle nuove esigenze: niente più gommoni fatiscenti per percorrere solo poche miglia ma barche o gommoni di buona qualità per completare la traversata. «Prima da lì arrivavano solo tunisini – spiega il pm Vella – adesso arrivano anche migranti di Bangladesh, Pakistan, mediorientali e subsahariani», quelli cioè che prima partivano dalla Libia.