Non so cosa sia l’Apocalisse. Ma se ha il volto delle sequenze passate davanti ai miei occhi nel pomeriggio di ieri l’altro, posso dire di essere stato nell’occhio di un evento apocalittico.
Uscendo con l’auto dall’A29, sono rimasto bloccato in una lunghissima coda sul ponte di viale Lazio, mentre un violentissimo nubifragio imperversava sulla città di Palermo.
Come per un sortilegio, all’improvviso tutto e’ diventato nero. Secchiate d’acqua si infrangono sulle macchine. Forse anche grandine. Il livello dell’acqua s’innalza sullo svincolo. Comincia a fuoriuscire sul sottostante sottopasso.
Riesco a malapena a intravedere attraverso i finestrini appannati una angolo del viale della Regione Siciliana. Non si vede più l’asfalto. Ho come la sensazione di trovarmi su un ponte che cavalca un fiume. Ma non sono certo.
I minuti sembrano interminabili, si trasformano in ore di angosciante attesa.
Poi, come in un incubo, comincio a intravvedere oggetti che sembrano muoversi a mezz’aria, in un silenzio surreale.
Cristo! Sono auto che galleggiano e che vanno alla deriva. Stringo gli occhi e mi pare di vedere anche dei corpi umani che si agitano.
Si. Sono proprio delle persone intrappolate dentro le auto che stentano ad aprire le portiere e che tentano di uscirne fuori,
Uomini e donne che a nuoto cercano la salvezza. Bambini portati in salvo tenuti alti sulle onde. Un fiume in piena che porta via tutto, autobus invasi dalle acque.
Ondate di fango oltraggiano uomini e cose. Ed io impotente, non ho più la forza di guardare.
E poi, attraverso l’autoradio la notizia di due morti raccontata da un camionista. Che fortunatamente si riveleranno infondate. Bambini ricoverati in ospedale per ipotermia.
Restiamo in tanti bloccati sul ponte, ma come paralizzati psicologicamente. Poi, quasi contemporaneamente riusciamo ad uscire dalle macchine.
Ci guardiamo silenziosi. E sale la rabbia. Ci osserviamo l’un l’altro come si possono scrutare i superstiti di una tragedia.
Siamo assaliti dal dolore per i morti.
Ci sentiamo presi da una grande voglia di gridare, troviamo intollerabile che due persone abbiano perso la vita in quello che doveva essere un tranquillo pomeriggio estivo.
No. Non siamo in presenza di una tragica fatalità, ci diciamo. Immaginiamo fin da adesso le dichiarazioni ufficiali e di rito che lo faranno intendere. Ma noi, su questo ponte salvifico, pensiamo il contrario.
Non può sempre essere colpa del Fato! Perché le strade e i sottopassaggi non sono progettate per trasformarsi in trappole mortali.
Non esiste un Dio capriccioso che si diverte a seminare lutti e distruzione. E la causa è da ricercare nella mano dell’uomo.
Ma gli uomini non siamo tutti uguali. Ci sono quelli che decidono e che quelli che le decisioni le subiscono.
Se prendiamo in esame almeno negli ultimi 70 anni di vita politica siciliana, non credo di esagerare che se dico si e’ consumato in questa regione il più grande sacco immobiliare mai visto al mondo.
Non esistono piani regolatori, o per meglio dire esistono solo ed esclusivamente per ritagliarsi ciascuno la fetta di una torta miliardaria.
La prima cosa che ti colpisce arrivando in qualsiasi città siciliana è la confusione.
Non quella delle macchine e del traffico, no. Quella di cui parlava Jonny Stecchino, per intenderci.
La confusione? Si, solo chi non vuole vedere, non vede. Una cosa e’ guardare, un’altra cosa e’ “vedere”.
Palazzoni, ville spesso di cattivo gusto, venuti su come funghi e senza un disegno, senza servizi, senza una logica se non quella del profitto.
Ogni buco sfruttato al massimo con un palazzo, una strada, un sottopassaggio.
Gia’. I sottopassaggi. Vi sembra normale che, da quando e’ stata realizzata la cosiddetta circonvallazione di viale Regione Siciliana, quando si presenta una precipitazione atmosferica di maggiore intensità, puntualmente si verificano eventi di questo tipo.
E se ci passava un fiumicello o un torrente? Quisquilie. Il progresso e’ il progresso, si dice. Un progresso fatto di morti assurde, di danni, di dolore.
Non più tardi di qualche anno fa, nei pressi di Casteldaccia, più avanti di Palermo, un pomeriggio di pioggia si portò via una intera famiglia. Stavano festeggiando un compleanno nella casa di campagna.
Casa abusiva costruita sull’alveo di un torrente secco che, con le piogge insistenti di quel pomeriggio travolse tutto e tutti.
Possibile che crescano all’insaputa di tutti? Tutti sanno e nessuno interviene. Ogni abusivo e’ un elettore, non dimentichiamolo.
Dopo il grande sacco di Palermo, di Agrigento e di tutte le città siciliane negli anni Sessanta, oggi violentare il nostro meraviglioso territorio con la casetta abusiva, la trazzera asfaltata, la stradina fatta dove ci passava un fiume e’ diventato prassi corrente.
Altro che destino cinico o la volontà di una divinità vendicativa.
E se una parte di responsabilità fosse di chi decide chi debbono essere quelli che decidono?
Due domande.
Perché nessuno ha bloccato il traffico in autostrada proveniente da Mazara per evitare l’ingorgo di autoveicoli di diversi chilometri.
Perché non e’ stato diramato in tempo utile alcun allarme? E dire che siamo sommersi giornalmente da messaggi di allerta meteo, persino quelli innocui di colore giallo. Tutto materializzato dal nulla?
Franco Ciro Lo Re