Tutti in campo per cercare Gioele. Anche se le speranze di trovarlo vivo si fanno giorno dopo giorno più flebili, dopo che lamadre,Viviana Parisi, è stata trovata morta ai piedi di un traliccio e al suo bambino che ancora non si trova dopo 15 giorni. Forse, Viviana Parisi ha ucciso il piccolo Gioele, seppellito il corpo, e poi si è suicidata. Oppure, qualcuno l’ha aggredita. Viviana sarebbe morta dopo un’agonia di qualche ora, probabilmente lo stesso giorno della scomparsa o il giorno dopo. «Per un’emorragia, in seguito alle pesanti fratture che erano sul corpo, ma non in testa», dice il legale della famiglia, Pietro Venuti.
L’avvocato Claudio Mondello, altro legale della famiglia, cugino del marito della donna rivela: «Un certificato dell’ospedale di Barcellona Pozzo di Gotto, datato 17 marzo, dice che Viviana aveva paranoia e crisi mistiche. Era stato il marito a rivolgersi all’ospedale Covid, perché la moglie era agitata durante il lockdown». Dice ancora Claudio Mondello: «Io non credo che possa aver fatto del male al bambino. Era molto protettiva nei suoi confronti».
Qui una sua lunga dichiarazione:
La vicenda di Viviana, Daniele e Gioele non è una favola triste con cui solleticare la nostra curiosità e riempire un palinsesto televisivo. Non è l’occasione propizia per frazionarci, come italiani, in un lugubre moltiplicarsi di Ego individuali; l’occasione giusta per “apparire”. Chi desideri mutare una biografia in una mensa mi troverà fiero, aperto oppositore.
Fatto: in data 17 Marzo, Viviana viene condotta presso l’ospedale di Barcellona (ME). 17 Marzo, piena emergenza Covid. In Sicilia non si vedeva nessuno per strada e la paura ci chiudeva, tutti, nelle nostre rispettive residenze.
In quel momento, una famiglia – unita - in Sicilia, supera ogni timore in relazione alla tutela e salvaguardia della propria salute ed avvantaggia, in via esclusiva, la cura e l’amore per/di Viviana. Nessuna paura nel recarsi in un nosocomio pubblico (in epoca “Covid”; il principale veicolo di diffusione dei contagi). Nessuna paura per lo stigma sociale connesso al malato di mente. Nessuna indifferenza o inerzia: una condotta attiva (in diritto si dice “positiva” dal latino “positus”) motivata e spinta dall’amore per il prossimo. Non ci siamo abituati e vorremmo ragionare per stereotipi? E’ una occasione per cambiare; in meglio.
Fatto: Viviana alternava stati e momenti dell’umore. Ritengo probabile che soffrisse di sindrome bipolare. A cagione di quanto esposto, l’affidamento incolpevole di una famiglia sull’altalenante corso di una condotta (i giorni antecedenti alla tragedia sono giorni sereni, spesi tra festose sortite a Patti – Me – e passeggiate sul lungomare di Venetico) non assume alcun tipo di pregio (a dispetto di chi ostinatamente cerchi qualcuno su cui puntare il dito).
Di converso, tale circostanza chiama in causa noi italiani e le istituzioni di cui ci dotiamo. I problemi non si risolvono per il tramite di una opportunistica rimozione collettiva: il disagio mentale non può ricadere, nella nostra costante indifferenza, sulle spalle di chi lo viva in via diretta o su quelle dei prossimi congiunti di questi. Non accadrà, ne sono certo, ma quella di cui si discorre potrebbe essere una buona occasione per fare il punto sul nostro momento collettivo; potrebbe costituire lo spunto al fine di transitare da una originaria impostazione di tipo gerarchico e dominante (sempre in danno di chi non può difendersi) ad una, realmente, vicendevole e mutualistica.
Faccio, infine, presente che cercare una risposta a problemi empirici cogenti in forze trascendentali (od immanenti) costituisca la premessa di ogni sistema confessionale; pertanto è in linea con un momento psicotico (che, da quanto vedo, muore o revivisce con mera funzione di parte) ma, molto piu’ banalmente, è in linea, altresì, con la disperata ricerca di un rimedio o di un riparo per se’ e la propria famiglia. Ed, in periodo di “Covid”, è una circostanza che non ci è aliena. Ci riguarda tutti.
La difesa si occuperà dei seguenti campi di indagine: macchina, luogo incidente, “locus commissi delicti” (allo stato, solo presuntivo).
Domande che restano senza risposta:
1. Dove si trova Gioele?
2. Dove sono finite le persone informate sui fatti presenti al momento dell’incidente? Quali sforzi si stanno operando per identificarle anagraficamente?
3. I soccorsi, ad opera delle istituzioni, sono stati puntuali ed efficaci?
4. E’ normale che 100 km di autostrade siano prive di un sistema di videosorveglianza che funzioni?
Viviana Parisi morta e Gioele scomparso, parla a "Chi l'ha visto?" un testimone dell'incidente in autostrada. «Mentre stavamo transitando abbiamo sentito una frenata di una macchina che ci è venuta a sbattere sul nostro mezzo. Le ruote posteriori si sono rotte con tutti i cerchi. L'urto è stato abbastanza forte. La macchina si è fermata 50 metri più avanti. Io sono sceso a vedere ma nella macchina non c'era nessuno. Non abbiamo visto il bambino, non sappiamo se c'era o no».
Ci sono anche i militari della Brigata Aosta a partecipare alle ricerche di Gioele Mondello. Tre squadre da dieci uomini che affiancheranno vigili del fuoco, protezione civile, forze dell'ordine, unità cinofile e corpo forestale. Un dispiegamento che finora non si era mai visto concentrato su un'area adesso estesa a 750 ettari dal punto in cui Viviana Parisi ha lasciato l'auto dopo l'incidente in autostrada la mattina del 3 agosto scorso.
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Si tenta il tutto per tutto per chiudere il cerchio su una vicenda che ogni giorno diventa più ingarbugliata. Nelle ultime ore gli inquirenti hanno posto sotto la lente d'ingrandimento anche la collina che sovrasta l'autostrada, in direzione opposta al boschetto dove l'8 agosto è stato trovato il cadavere della 43enne.
In azione anche parenti e familiari della musicista che hanno raccolto l'invito lanciato dal marito Daniele Mondello sulla propria pagina Facebook. L'uomo ha organizzato un gruppo di volontari per aiutare nelle ricerche, iniziativa che ha avuto l'ok da parte dello stesso prefetto Librizzi. "Il piccolo Gioele - ha detto il rappresentante del governo - è ormai entrato nel cuore di tutti e nulla è stato lasciato di intentato per raggiungere l'obiettivo del suo ritrovamento".
La polizia intanto ieri ha esaminato le celle telefoniche della zona. L'obiettivo è accertare l'eventuale presenza di terze persone nei luoghi attraversati da Viviana e dal bimbo nei minuti successivi all'incidente.