Se fosse accaduto in Sicilia, avremmo avuto pagine intere sui giornali, commissioni di inchiesta, interrogazioni. E 'accaduto a Verona, e sembra quasi non interessare a nessuno.
Nell’ospedale di Borgo Trento, in provincia di Verona, si apriva il rubinetto, ci si lavavano le mani o si sciacquavano i biberon e ci si infettava col citrobacter koseri, un batterio che avrebbe causato la morte di quattro bambini e colpito altri 96, cinque dei quali hanno riportato danni permanenti al cervello.
È successo all’Ospedale della Donna e del Bambino di Borgo Trento, Verona. Le morti sono avvenute tra la fine del 2018 e lo scorso agosto. A denunciare è stata Francesca Frezza, che ha portato di corsa la sua piccola, Nina, al Gaslini di Genova nel tentativo, inutile, di salvarla. E che poi ha presentato un esposto alla procura ligure.
Eseguita l’autopsia e accertato che la morte di Nina era stata provocato dal citrobacter, la signora Frezza ha presentato un altro esposto alla Procura di Verona. Intanto una Commissione ispettiva nominata dalla Regione Veneto ha scovato il batterio sui «rompigetto di alcuni rubinetti e sulle superfici interne ed esterne dei biberon». Indaga contro ignoti il magistrato Diletta Schiaffino, che ha disposto accertamenti sulle attrezzature, sugli ambienti, sugli impianti e su eventuali negligenze nell’igiene. Ieri il reparto sotto accusa è stato riaperto, dopo una totale sanificazione disposta lo scorso 12 giugno. I responsabili del disastro hanno sempre negato tutto.