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08/09/2020 06:00:00

Ecco perché i "no mask" sono dei pazzi veri

di Massimo Jevolella

Autentici pazzi. E molto più pericolosi di quanto si possa immaginare. Questo e non altro sono gli individui che alcuni giorni fa sono scesi in piazza, in Italia e altrove, a gridare slogan contro l'uso delle mascherine e contro le misure restrittive anti-covid decise in questi mesi dai governi di quasi tutti gli Stati del mondo. Non devono esserci mezzi termini nel definire le condizioni mentali di persone che, a tutti gli effetti, presentano i chiari sintomi di quella che un tempo veniva chiamata “paranoia”, e che nella psichiatria più aggiornata si suole meglio definire come “disturbo delirante di tipo persecutorio”, o, più, brevemente, “schizofrenia paranoide”.

Penserete che io stia esagerando. Forse sì, ma per difetto, non per eccesso. La dinamica mentale in cui questi individui sono precipitati è infatti micidiale nella sua disarmante semplicità. L'eterno schema è questo: accade che un giorno un individuo si senta minacciato da un pericolo grave. La sua prima reazione ovviamente è la paura. La paura fa vacillare il suo senso di sicurezza. Dall'insicurezza si genera l'angoscia, che è quindi la degenerazione patologica della paura. A quel punto la mente reagisce, per trovare un rimedio, un anticorpo psichico capace di placare l'angoscia. Ed è allora che cominciano i guai. E da cosa nascono i guai? Nascono dal fatto che la struttura profonda della mente umana non è mai cambiata nel corso dei secoli e dei millenni. In altre parole: a livello subconscio, i nostri cervelli funzionano esattamente come quelli dei nostri antenati che vivevano nelle caverne, e attribuivano a cause immaginarie, magiche e soprannaturali l'origine di tutti i fenomeni della natura e della vita, sia di quelli fausti, sia degli infausti.

E non fa niente che oggi la scienza sia venuta a capo delle vere cause di migliaia e migliaia di quei fenomeni che un tempo apparivano misteriosi. Non fa niente, perché in realtà le spiegazioni scientifiche non sono in grado di sradicare il “pensiero magico” dal fondo dei nostri cervelli. Tutti noi siamo vulnerabili. Tutti rischiamo di cadere nel pozzo nero delle superstizioni. Ma oggi la stragrande maggioranza di noi riesce comunque a trattenersi da quel passo fatale. La mentalità scientifica, per nostra fortuna, si è ormai imposta quasi ovunque nella coscienza comune come la vera guida dei nostri comportamenti. Chi ha un tumore non cerca uno stregone, ma va dall'oncologo. A meno che la “mente primitiva” che è in lui non lo induca a credere in qualche demenziale promessa di magica guarigione: ma si tratta fortunatamente di casi rari. Insomma, almeno in apparenza, noi non crediamo più nelle “cause occulte” dei fenomeni. Non crediamo più negli oscuri complotti, nelle diaboliche macchinazioni, nelle spiegazioni fantastiche e mitologiche degli eventi che ci possono colpire.

Quando, verso la fine degli anni Trenta del Novecento, una parte dell'umanità fu sopraffatta dalla follia paranoica del nazionalismo e dell'antisemitismo, ecco che il mondo precipitò nel periodo più tragico e orrendo della storia. Il popolo tedesco cadde preda di un'allucinazione collettiva. Immense sofferenze e settantacinque milioni di morti furono il risultato di quella follia criminale. La fine della Seconda guerra mondiale segnò quindi una svolta epocale nella storia umana: fu chiaro per tutti che era necessario voltare pagina per sempre.

Da allora l'umanità ha cercato di risalire la china. Ha cercato di rinsavire. Ma con enorme fatica. Perché oggi è sempre più evidente che la strada da percorrere è ancora lunga e in forte salita. Molte minacce globali si aggravano, e riattivano le dinamiche della paura: crisi economica, sociale, climatica. Inquinamento, ingiustizie, pandemie. Timori per un futuro che non appare roseo a nessuno. Lo spettro della schizofrenia paranoide ricompare perciò automaticamente da ogni lato, e dilaga nei cervelli umani sotto svariate forme. Quella del negazionismo anti-covid è solo una di queste forme. Gente che si rifiuta di credere alla scienza, e si aggrappa con ossessiva convinzione a ipotesi di assurdi complotti orditi da occulte centrali di potere e da governi criminali per ridurre in schiavitù i popoli. Se questa non è autentica pazzia, cos'altro è?

Lasciamo pur perdere l'offesa e il disprezzo che questi folli manifestano implicitamente verso le migliaia di persone che hanno perso la vita a causa del virus. Restiamo all'essenza del problema: il “disturbo delirante di tipo persecutorio” che questi individui, “no mask” e “no vax”, tentano di diffondere nel mondo con le loro penose manifestazioni, i loro messaggi social, i loro comportamenti irresponsabili. Il vero pericolo è questo: che le loro idee deliranti si facciano strada, e riescano a conquistare i cervelli più deboli, quelli delle persone più fragili, più ignoranti, più impaurite. Come ha detto domenica Papa Francesco: “Il virus delle chiacchiere è più pericoloso del covid 19”. Parole sante, è il caso di dirlo. Come sempre Francesco ha colpito nel segno con la sua schiettezza acuta ed esemplare. Perché il pericolo più grave, in ultima analisi, non consiste poi tanto nel rifiuto delle mascherine, quanto nel rifiuto della razionalità, che apre la via alla fede paranoica nei venditori di veleno e di fumo.