Maria Paola Gaglione, 20 anni, percorreva la provinciale Cancello-Caivano in motorino con il compagno Ciro Migliore, un ventiduenne nato donna e diventato uomo, quando è stata speronata dallo scooter del fratello Michele Gaglione, 30 anni. L’uomo non aveva mai accettato la relazione della sorella con un trans. Maria Paola ha sbattuto contro il tubo di un impianto d’irrigazione ed è morta sul colpo. Ignorando la sorella priva di sensi, Michele s’è poi scagliato contro Ciro l’ha colpito ripetutamente. Arrestato dai carabinieri, il Gaglione ha detto: «Ho fatto una stronzata. Non volevo uccidere nessuno, ma dare una lezione a mia sorella e soprattutto a quella là che ha infettato mia sorella che è sempre stata normale». Ora è in carcere, accusato di omicidio preterintenzionale e violenza privata aggravata dall’omofobia (venerdì sera sulla provinciale Cancello-Caivano, in provincia di Napoli).
Ciro Migliore oggi è intervistato da Repubblica:
Ciro, da quanto tempo stavi con Maria Paola?
«Tre anni, oggi. Ci eravamo conosciuti nella villa di Caivano. Da nemmeno un mese eravamo andati ad Acerra per stare più tranquilli».
Perché?
«La famiglia di lei non voleva. Dicevano che eravamo due donne. Io però non sono una donna. Per loro invece sì. Li ho sentiti perfino dire che avrebbero preferito che la figlia morisse, piuttosto che stare con uno come me. Un masculillo» […].
Maria Paola era la tua prima ragazza?
«No, ma era il mio primo amore. Lo è sempre stata».
Torniamo alla sera dell’incidente, Ciro […].
«Michele ci ha inseguito e gridava verso di me: “Ti devo uccidere, ti devo uccidere”. Maria Paola allora gli diceva: “Ci sono anche io sul motorino”. A lui non interessava. Quando siamo caduti, mi sono avvicinato a lei per soccorrerla, ma lui mi ha picchiato».
È vero che Michele ti accusava di aver “infettato” la sorella?
«A me non l’ha mai detto in faccia. Però so che lo aveva detto ad altri».