Tre lettere scritte dall'ex pentito Vincenzo Calcara contro il pm Gabriele Paci, il magistrato che rappresenta l'accusa nei controntii di Matteo Messina Denaro imputato nel processo per le stragi di Capaci e Via D'Amelio, sono state rasmesse per competenza al Tribunale di Catania. Lo ha deciso la corte d’Assise di Caltanissetta.
Le due lettere ed l'esposto scritto dall’ex collaboratore di giustizia, è stato ricevuto dalla Corte. Il giudice Roberta Serio che la presiede, lo ha comunicato in apertura d’udienza senza però acquisirlo agli atti del processo.
Calcara si riferisce alla requisitoria del procuratore aggiunto Paci - (qui la prima parte del nostro speciale dedicato proprio alla requisitoria del processo Stragi, la seconda parte e qui la terza parte) - nel corso della quale il magistrato definì l’ex pentito «uno di quelli che inquinava i pozzi, riferendosi ad alcune omissioni riscontrate nei suoi verbali.
«Le dichiarazioni del Calcara, in questo processo, sono già state valutate nel corso della requisitoria», ha detto il pm che, dopo aver preso visione delle tre lettere, ha chiesto la trasmissione degli atti al Tribunale di Catania, competente per i fatti che riguardano i magistrati in servizio nel distretto di Caltanissetta.
E sulla vicenda c'è una presa di posizione della famiglia del giudice Paolo Borsellino che si scaglia contro l’ex pentito Vincenzo Calcara, autore delle missive contro il pm. “Diffidiamo il signor Calcara dall’utilizzare strumentalmente qualunque riferimento alla vedova e ai figli del giudice Borsellino a sostegno di qualunque sua iniziativa e ribadiamo – dice l’avvocato Fabio Trizzino, legale dei familiari del giudice – la totale fiducia nei confronti della Procura di Caltanissetta e in particolare del dottor Gabriele Paci di cui in questi anni ha avuto modo di constatare una totale abnegazione e correttezza nella difficile ricostruzione e ricerca della verità sulla Strage che ha condotto alla morte del nostro congiunto, dottor Paolo Borsellino”.
Nelle lettere tra l’altro, Calcara ricorda di aver iniziato la sua collaborazione con il magistrato Paolo Borsellino, affermando di essersi rifiutato di eseguire un attentato contro il giudice, ordinato da don Ciccio Messina Denaro, padre di Matteo.