"La magistratura faccia chiarezza", lo chiede il circolo Diventerà Bellissima di Erice sulle dimissioni della consigliera comunale Francesca Miceli.
"Poteva farlo mesi addietro, quando fu coinvolta in una indagine della Procura di Trapani e invece arriva proprio oggi che ci risulta, doveva esser ultimata la mozione di sfiducia nei confronti del Sindaco Toscano, atto che la Miceli sembrava esser disposta a sottoscrivere e votare in aula. Diventerà Bellissima chiede chiarezza!", si legge nella nota a firma del presidente Vincenzo Maltese.
"Singolare tale decisione, puntuale come un orologio svizzzero, arriva oggi che la Sindaca è di nuovo in aula, giusto provvedimento del Tribunale del Riesame di Palermo, quanto grave nel caso la stessa avesse maturato questa decisione non liberamente.
Basta con questo andazzo! Ad Erice esiste una questione morale insormontabile, ma dalle parti di Piazza Loggia, molti eletti, fanno finta di nulla. Ricordino i signori consiglieri comunali che gli ericini meritano rispetto! Il 4 di ottobre si sarebbe potuto votare anche ad Erice, cosa che è stata consentita a Favignana per esempio con le dimissioni immediate del Sindaco appena coinvolto nella inchiesta che lo riguarda.
Pertanto - conclude il Direttivo del Circolo Diventerà Bellissima Trapani Erice - visto che non vi arriva la Politica, non ci resta che auspicare a questo punto un intervento della magistratura affinchè svolga i dovuti accertamenti per accertare se, in questa decisione odierna, vi siano integrati elementi e fattispecie di reato".
Interviene sulla vicenda anche Camillo Oddo, rispondendo però alla nota di Maurizio Miceli, dirigente di Fratelli d'Italia.
"Gli interrogativi che si pone e pone il portavoce provinciale di Fratelli d’Italia Maurizio Miceli sulle dimissioni della consigliera Francesca Miceli sono interessanti. Sicuramente intriganti. Il dirigente della destra trapanese pone dubbi sulla scelta della Miceli, perché la scelta scompagina le sue legittime aspettative politiche e mette a rischio la presentazione della mozione di sfiducia. Pone dubbi sulla genesi politica della candidatura e dell’elezione della Miceli. Dubbi seri, concreti, che gli sono però sfuggiti quando la Miceli stava dalla sua parte ed era pronta a firmare e votare la mozione di sfiducia. In questo caso Miceli era pronto a dimenticare tutto, a soprassedere sulla vicinanza della Miceli al signor Pipitone, tirato in ballo quando serve e quando conviene. La firma e l’eventuale voto avrebbero dunque avuto una funzione catartica, di rinascita politica e morale della consigliera dimissionaria. Se fosse rimasta al suo posto – anche se eletta in una lista di maggioranza, elemento politicamente poco etico, visto che Miceli alza la bandiera dell’etica – e se avesse firmato la mozione tutti i dubbi che ora Miceli giustamente pone sarebbero svaniti nel nulla. Una doppiezza politica che non fa onore al portavoce di Fratelli d’Italia e che dimostra, ancora una volta, quanto sia inconsistente la valenza politica di quest’opposizione. E’ condivisibile la sua richiesta di un intervento delle autorità preposte. Non può che essere assecondata e sostenuta. Chiaramente, e Miceli non avrà alcuna remora, è un approfondimento che non deve legarsi soltanto all’episodio che contesta, ma anche ai fatti accaduti prima. Se trasparenza deve essere, non potrà che svilupparsi a 360°. Questo è un modo di fare politica che condannerà la stessa politica all’emarginazione, perché è un tentativo furbesco e propagandistico di affrontare temi che andrebbero discussi con senso di responsabilità e coraggio".