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25/09/2020 06:00:00

Casi Covid e sicurezza. "Ecco tutto quello che non va all'ospedale di Marsala"

 C’è parecchio fermento e preoccupazione tra chi lavora all’ospedale “Paolo Borsellino” di Marsala. E conferma ne è un esposto che sarebbe stato inviato alla locale Procura della repubblica e al Nas dei carabinieri.

Nonché agli organi d’informazione (a questi ultimi arrivato non firmato e non si sa se così è stato anche per i primi due destinatari). “Abbiamo letto – è l’incipit - : ‘l’ospedale di Marsala non dovrebbe avere casi covid tutti i pazienti vengono presi in carico al pronto soccorso e smistati negli altri ospedali”.

In proposito, però, l’estensore (o gli estensori) afferma che occorre chiarire alcuni punti. E cioè “tutti i degenti che devono essere ricoverati – si legge – almeno che non si tratta di ricoveri programmati, passano dal pronto soccorso, anche coloro i quali subiscono un semplice trauma o accusano sintomi che non determinano il ricovero vengono trattati in pronto soccorso; La domanda nasce spontanea, quale sicurezza può garantire il pronto soccorso di Marsala sulla non commistione tra casi sospetti e conclamati di coronavirus alla normale utenza?”. E poi “il personale che gestisce i casi positivi è lo stesso che gestisce i pazienti no covid. I medici assunti per l’emergenza covid hanno poi di fatto sostituito i medici mancanti del Pronto soccorso, tralasciando il fatto che non sono specializzati, cioè sono medici appena usciti dall’università senza esperienza. Gli stessi devono indossare sistemi di protezione, assistere positivi al covid, togliere i dispositivi e assistere la normale utenza. Ne consegue che se un medico è impegnato nella stanza covid, il Pronto soccorso rimane gestito da un solo medico, uno solo”.

Si passa poi al capitolo dei locali, sottolineando che quelli “dove sono sistemati i pazienti positivi sono due stanze in un corridoio attiguo, separato solo da una porta del reparto di pronto soccorso, senza pressione negativa senza alcun biocontenimento con lo stesso sistema di aereazione – due normalissime stanze – dove i pazienti positivi permangono anche oltre 48 ore come nel caso della paziente poi ricoverata in rianimazione”. L’esposto, piuttosto dettagliato, continua parlando del ancora delle criticità relative al personale che assiste i pazienti covid e la normale utenza, affermando che non lavorano in sicurezza “perché, mentre nei reparti di malattie infettive esistono zone di vestizione e svestizione dove mettere e togliere dispositivi, tute, visiere, calzari, guanti e potersi lavare, cioè praticare una adeguata disinfezione, al pronto soccorso di Marsala i dispositivi si tolgono nello spazio tra due porte tagliafuoco circa 2 metri quadrati, dopodichè si esce all’aperto, nel tunnel dove viene scaricato il cibo per i reparti e lì c’è un rubinetto senza lavandino dove il personale si sciacqua senza poter utilizzare sapone e carta”. Per asciugarsi poi “si entra da una porta sempre aperta in prossimità della radiologia per raggiungere gli spogliatoi dove c’è il bagno e potersi finalmente lavare con sapone e cambiare la divisa”.

Ma l’accusa forse più grave (e naturalmente da verificare, confermare o smentire, magari da parte dei vertici dell’Asp) viene formulata alla fine, laddove si afferma che “il personale che viene a contatto accidentalmente con casi covid positivi, non viene messo in quarantena, come previsto e come già accaduto, per carenza di personale e continua a lavorare con la possibilità di diffondere ulteriormente il virus”.